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 2017  settembre 18 Lunedì calendario

Intervista a Padre Tom Uzhunnalin. In ostaggio dell’Isis per 18 mesi. «Mi ordinavano: nei video piangi»

Padre Tom Uzhunnalin si presenta smunto, con trenta chili in meno, lo sguardo un po’ spiritato e 18 mesi da incubo alle spalle. Sequestrato dai terroristi islamici nello Yemen è appena stato liberato grazie all’intervento del Sultanato dell’Oman, attivatosi dietro richiesta di Papa Francesco. Padre Tom in compagnia del rettore maggiore dei salesiani – l’ordine religioso al quale appartiene – ricorda il massacro del 6 marzo 2016, l’uccisione di 16 persone, tra cui quattro suore di Madre Teresa. Furono legati a degli alberi e abbattuti, uno alla volta, con colpi alla testa. Solo suor Sally quel giorno si salvò. Fu lei a indicare che i miliziani appartenevano all’Isis o a gruppi legati ad Al Qaeda.
Perché i terroristi hanno ucciso tutti e hanno risparmiato solo lei?
«Ho detto loro che ero indiano e mi hanno lasciato in pace. Non so perché mi hanno rapito. Ricordo che mi hanno portato via il telefono. Penso che abbiano assaltato il centro missionario per i soldi. Tutti vogliono avere soldi».
Erano dell’Isis?
«Non conosco il gruppo, non posso dirlo, erano vestiti come tutti gli altri. Hanno sempre avuto il volto coperto, e non capivo la loro lingua ma non mi hanno mai minacciato e non ho mai subito violenze di alcun genere».
Non hanno cercato di imporle la loro religione?
«Mai. Io però non parlavo la loro lingua e loro parlavano male l’inglese. Certo, sapevano che ero un prete e mi hanno solo consigliato di leggere il Corano, che leggevo già perché qualcuno mi aveva regalato una traduzione in inglese. Solo una volta mi hanno consigliato di diventare musulmano».
Ha mai avuto timore per la sua vita?
«Ricordo che un giorno mi hanno chiesto: quanti anni hai? Io ho risposto, 58. E loro: non ti preoccupare vivrai fino a 85 anni. I problemi che ho avuto erano per via delle medicine che dovevo prendere. Sono diabetico. Quando ne ho avuto bisogno mi hanno procurato l’insulina. Un’altra volta ho avuto una forte ipertensione causata dal diabete e mi hanno fatto visitare da un medico».
Come trascorreva le giornate?
«In una camera. Per tenermi in movimento provavo a fare un po’ di esercizio ma lo spazio era ristretto. Dio si è preso cura di me. Cercavo di stare sereno. Pregavo tutto il tempo, anche per i miei sequestratori. Pregavo per le persone che avevano perso la vita. Ma non ho mai pianto, neanche quando i sequestratori dovevano girare dei video e volevano che piangessi davanti alla telecamera, per dare una immagine più tragica della realtà».
Ha idea dove fosse il luogo della prigionia?
«Lo hanno cambiato diverse volte. Il primo posto non era così caldo come ad Aden, ma non saprei dire, forse nelle montagne. Lì sono rimasto 4 mesi. Poi è cambiato altre due volte, fino al giorno della liberazione. Durante questo periodo sono stati fatti dei video dove si vede che mi maltrattano, ma era una finta, era solo per suscitare interesse».
Lei ha incontrato il Papa..
«Mi ha baciato le mani, mi ha benedetto. Ho avuto modo di parlargli di questa esperienza. Senza questo sequestro non sarei mai stato da lui a Santa Marta».
È stato pagato un riscatto?
(A questo punto interviene il rettore maggiore dei salesiani, padre Angel Artime, che risponde al posto di padre Tom) «Nessuno ci ha mai chiesto un euro e mai nessuno ci ha detto che è stato pagato qualcosa».