la Repubblica, 17 settembre 2017
Di cosa si parla a Ashgabat, operazione immagine nel nome di Potiomkin
Quando si parla di “operazione immagine” nei Paesi dell’ex Unione sovietica, non si può fare a meno di pensare agli stratagemmi di Grigorij Aleksandrovic Potiomkin che mascherava con facciate di cartapesta i villaggi russi perché Caterina la Grande non vedesse l’arretratezza delle province dell’Impero. In vista dei Giochi asiatici indoor e di Arti marziali (Aimag) che si apriranno oggi, anche Ashgabat è diventata un grande “Villaggio Potiomkin”. E per di più vuoto. Il presidente Gurbangulij Berdymukhamedov sembra tanto impaziente di mostrare ai visitatori stranieri le attrattive del Turkmenistan quanto ansioso di tenerne celati gli abitanti. Le autorità hanno ripulito le strade non solo da cani e gatti randagi, ma persino da mendicanti, ex galeotti e “campagnoli”. Gli abitanti delle province avranno bisogno di un permesso per accedere alla capitale. Gli ex detenuti invece dovranno tenersi a distanza di sicurezza dai palazzetti che ospiteranno i Giochi. Infine già da un mese sono spariti i superalcolici dai negozi. Una misura, hanno spiegato le autorità, necessaria a garantire la “pace e l’ordine pubblico”. Peccato che sia finita per alimentare un nuovo mercato di contrabbando. C’è chi ha organizzato un servizio di consegne a domicilio clandestino e chi, con dubbia esperienza, i liquori li fa in casa. Poco importa che, dopo aver tracannato i loschi intrugli, molti finiscano in ospedale. L’importante è mantener salva l’illusione. In perfetta tradizione Potiomkin.