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 2017  settembre 18 Lunedì calendario

Svolta di Hamas: pronti a lasciare Gaza

Dopo dieci anni di tensioni, la frattura fra Hamas e Fatah che ha condizionato la vita e la politica dei Territori palestinesi dal 2007 potrebbe avviarsi verso una conclusione. Il movimento islamista ha annunciato ieri di essere pronto a dissolvere il governo ombra che controlla la Striscia di Gaza e la vita dei suoi due milioni di abitanti e a cedere il potere all’esecutivo di Ramallah, accettando di partecipare poi alle prossime elezioni nazionali. Hamas controllava Gaza dal 2007 dopo che un violento braccio di ferro aveva portato alla cacciata degli uomini del movimento rivale. Le tensioni con Fatah, che gestisce il resto dei Territori palestinesi, in questi dieci anni non hanno fatto che moltiplicarsi: l’ultima crisi, qualche mese fa, aveva portato a un taglio degli stipendi per i dipendenti pubblici e degli stanziamenti erogati da Ramallah per la Striscia, provocando un ulteriore impoverimento in quella che è già una delle zone più misere del Medio Oriente.
L’accordo è stato raggiunto grazie all’intervento diretto dell’Egitto, che ha mediato fra le due parti: se fosse applicato rappresenterebbe una svolta per la situazione nei Territori palestinesi e per i rapporti fra questi ultimi e Israele. Ma la prudenza in questo caso è d’obbligo: già in passato le due parti avevano annunciato riavvicinamenti che non si sono mai tradotti in fatti. E soprattutto restano ancora tutte da discutere alcune questioni chiave da cui dipende la sopravvivenza di Gaza e dei suoi abitanti: dalla riapertura stabile del valico di Rafah che collega la Striscia all’Egitto e che è il suo principale punto di collegamento con il mondo esterno. Al ripristino delle sovvenzioni necessarie per pagare i conti dell’elettricità che approvvigiona la zona. Alla fondamentale questione del controllo dei valichi di frontiera con Egitto e Israele.
Tutti temi su cui la parola fondamentale spetterà al presidente palestinese Abu Mazen, che ha annunciato che studierà il dossier al ritorno da New York, dove si trova per l’Assemblea Onu.