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 2017  settembre 18 Lunedì calendario

Frammenti di Giotto

ASSISI (PERUGIA) Ottantamila frammenti dipinti da Giotto e Cimabue. C’è un tesoro in frantumi conservato nella Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi. Pezzetti di cielo stellato, segmenti di figure, mattoncini del 1200 con pezzi di affresco attaccati e tante piccole croci dipinte. Sono tutti catalogati, numerati e sistemati in centinaia di piccoli cassetti. Vennero giù con il terremoto che, 20 anni fa, il 26 settembre 1997, uccise due frati e due tecnici della sovrintendenza impegnati in un sopralluogo, e sbriciolò la volta in 300 mila pezzettini. Più della metà sono stati rimessi al loro posto. Ad aprire, in esclusiva per il Corriere, il pesante cancello che conserva quel capolavoro dell’umanità in briciole è Sergio Fusetti, capo restauro e conservazione della basilica. Lui che se lo vide crollare addosso, quel giorno, assieme all’allora Custode del Convento, padre Giulio Berrettoni e al direttore della sala stampa, padre Enzo Fortunato. Il restauro iniziò subito e fu da record. Solo due anni e costi limitatissimi: «Solo un miliardo di lire per gli affreschi, pari a 500 mila euro».
Con i frammenti in mano, Fusetti ricorda le prime fasi del loro salvataggio: «Venne tolto il rosone e furono portate via 1.300 tonnellate di detriti. Grazie ai volontari vennero trasportate sul prato. Nacque una tendopoli come primo ricovero dei frammenti. Separati, perché non si mischiassero quelli di Giotto e quelli di Cimabue. Vennero stesi materassi per conservarli meglio». Quindi iniziò il lavoro di ricomposizione. Da un cassettino appaiono pezzettini dipinti di un blu struggente. In alto, la dicitura: «Vela di Giotto». «L’affresco della Vela aveva uno stato di conservazione perfetto. I colori ci hanno aiutato molto. E noi avevamo un’esperienza simile: la dottoressa Paola Cinti l’aveva compiuta a Roma, a Santa Susanna, e le è stato affidato questo gruppo». È stata la tenacia di questa donna a portare a risultati sorprendenti: «Abbiamo iniziato a comporre i pezzi un po’ più riconoscibili, come si fa con un puzzle – racconta con la soddisfazione della sfida vinta —. E il primo volto che ci è apparso era quello di San Rufino, il patrono di Assisi. Una grande emozione».
Poi però c’erano i frammenti senza volto, né collocazione precisa. Fusetti apre un cassettino dopo l’altro e compaiono pezzettoni di varie sfumature bluastre. Su alcuni si notano frammenti di stelle. «In passato i frati li avrebbero spazzati via. Io non dispero di rimetterli al loro posto. C’è un progetto della Normale di Pisa e uno dell’Università di Bari, che, con l’aiuto della tecnologia, possono creare un programma ad hoc. C’è chi ha suggerito di venderli per finanziare la manutenzione che ha costi altissimi. Ma, finché sarò qui io, saranno al sicuro».