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 2017  settembre 18 Lunedì calendario

Salvini a Pontida toglie la parola a Bossi

Matteo Salvini, il capo della Lega, all’idea che la magistratura ha sequestrato al suo partito 48 milioni, ha urlato, dal palco di Pontida: «Vadano invece a sequestrare i soldi dei mafiosi, faremo eleggere i giudici direttamente dal popolo, quando andremo al governo daremo mano libera a uomini e donne delle forze dell’ordine per darci pulizia e sicurezza». Intanto Berlusconi, dal Grand Hotel di Fiuggi, dove si stava concludendo la convention azzurra («bagno di folla»), ha a sua volta gridato: «Abbiamo subito cinque colpi di stato!».  

Cioè la Lega va ancora a Pontida e Berlusconi va ancora a Fiuggi.
A Pontida è accaduto un piccolo fatto epocale: Salvini non ha fatto parlare Umberto Bossi, dicendogli: «Nei momenti più importanti parla uno solo. A te ti coprono di fischi». Bossi ha poi detto ai cronisti: «È il segnale che devo andarmene dalla Lega». Da quando esiste il raduno a Pontida, non è mai accaduto che Bossi non pronunciasse un discorso.  

Quanta gente c’era?
Secondo l’ufficio stampa leghista un cinquantamila persone. Molte sarebbero venuto da Bologna o addirittura da Roma, perché mosse dall’indignazione per quello che la magistratura ha fatto al partito, lasciandolo a secco in seguito alle condanne di Bossi e del tesoriere Belsito per i reati del periodo 2008-2010. La Lega ha pure chiuso male il bilancio 2016, con un milione di rosso.  

Che cosa si propone, a questo punto, Salvini?
Il leader leghista è sicuro di andare al governo, così come il suo concorrente, forse segretamente sodale, Luigi Di Maio, candidato premier (finora) del M5s. A sentire il Salvini di ieri, però, intese tra le due forze politiche non sarebbero possibili: «Con un click è uscita una marziana come Virginia Raggi che sta distruggendo quello che resta della Capitale, il sindaco di Torino Appendino, il sindaco di Livorno, il funghetto Luigi Di Maio che oggi dice “dobbiamo bloccare l’immigrazione clandestina”. Forse ha visto i comizi della Lega e ha capito qualcosa». Per il resto: «Da oggi parte una lunga marcia per cambiare il Paese, andremo avanti anche senza soldi, chiederemo aiuto agli italiani, ma l’anno prossimo saremo a Pontida con una Lega e un centrodestra al governo, con l’Italia che riparte nel nome del lavoro, della sicurezza e soprattutto della democrazia». Sull’Europa: «Chi vuole governare con la Lega abbia chiaro che la Turchia non sarà mai Europa. O cambiano i trattati e ci danno la possibilità di controllare la moneta, le banche, i porti, il diritto al lavoro e alla pensione. Altrimenti meglio soli che male accompagnati. È l’ultima chance. Oppure padroni a casa nostra, in tutto e per tutto». Sulle banche: «Hanno fatto il salva-banche. Hanno salvato le chiappe ai banchieri ma hanno rovinato milioni di risparmiatori. Quando andremo al governo qualcuno di questi signori che ha rubato miliardi e va in giro a fare shopping con l’auto di lusso va in galera». Sui vaccini: «Hanno montato un cinema per settimane sulle presunte epidemie per colpa degli italiani facendo un regalo miliardario alle multinazionali del farmaco. Io ho vaccinato i miei figli ma un Paese libero e serio che mette in vena 10 nuovi vaccini in poco tempo deve garantire esami pre vaccinali». Sul lavoro: «Basta con il Jobs Act, noi faremo una riforma del lavoro che sarà fondata sulle certezze, riportando in Italia le migliaia di ragazzi costretti a scappare all’estero per costruirsi un futuro». Su Berlusconi: «Lavoriamo a un’alleanza seria e compatta. Ma non voglio più vedere i poltronari di professione alla Alfano, sia chiaro a Berlusconi e alleati».  

E Berlusconi da Fiuggi?
Berlusconi, in doppiopetto blu scuro alla vecchia maniera, dopo essersi beato delle grida «Silvio, Silvio» e dei cori «C’è un solo presidente», ha definito una «meteorina» Di Maio, «con un bel faccino per andare in tv», ma «una nullità quanto al resto», «non ha mai lavorato», ecc. «Il nostro programma è sempre quello di meno tasse per famiglie, partite iva e imprese, in modo da dare più lavoro, secondo gli insegnamenti di Reagan e Thatcher. Siamo vicini con la Lega su flat tax, io sono al 25 per cento. Via la tassa sulla prima casa. Basta con autorizzazioni preventive: chi vuole aprire un negozio, un bar, o costruire un immobile può farlo con una semplice autocertificazione di rispetto delle regole. Su un governo di 20 ministri la maggioranza, almeno 12 su 20, non deve essere composta da professionisti della politica ma da protagonisti del mondo del fare, dell’impresa, della società e del volontariato di alto livello. Pensione minima a mille euro, per tredici mensilità. Penso che non si possa uscire dall’euro. Alla Lega dico che avremo sempre rispetto per le loro idee, ma la Lega sappia che il centrodestra l’abbiamo fatto noi e abbiamo sempre avuto il leader per realizzare il programma. Siamo noi che abbiamo portato al governo forze che erano sempre state escluse».  

Io dico che a queste promesse da campagna elettorale non si deve dare il minimo credito, né quando vengono da destra né quando vengono da sinistra. Perché però litigano tutti - di qua e di là - su chi deve comandare? Col sistema proporzionale, le elezioni non indicano automaticamente il premier.
Già, perché dopo le elezioni (tra sei mesi), nessuno avendo la maggioranza assoluta, si dovranno alleare per raggiungere almeno il 51% sia alla Camera che al Senato forze politiche anche distanti. E il nome del presidente del Consiglio uscirà fuori all’interno di una trattativa che è facile prevedere piuttosto complicata. Le dico la verità, quello che in questo momento sembra avere più probabilità per Palazzo Chigi è proprio Gentiloni.