Linus, 9 settembre 2017
Un amore supremo
Quando, da Van Ness Avenue, si arriva finalmente al 2097 di Turk Street, i polmoni bruciano: per chi arriva a piedi, gli ultimi tre blocchi, dei quattordici totali da percorrere, riservano la tipica, spietata inclinazione delle strade senza curve che arrampicano sui colli di San Francisco; il sole di questa giornata di giugno (evento raro nella baia, come noto, a differenza del resto della California) di certo non aiuta. La chiesa episcopale di St. Cyprian’s, la nostra meta, è proprio sulla sommità della salita. E mezzogiorno e, come ogni domenica mattina, nell’edificio giallo all’angolo tra Turk e Lyon St. ci si prepara a celebrare la messa di una delle diverse confessioni ospitate all’interno della comunità: quella dedicata al culto dell’amore supremo di St. John Will-I-Am Coltrane.
«His Eminence The Most Reverend Archbishop Franzo W. King D.D.», fondatore della St. John Coltrane Church, accoglie personalmente tutti coloro che varcano la soglia della sala, interamente rivestita in legno, per assistere alla funzione domenicale. Oggi indossa una camicia dalle stampe africane e con lui c’è la figlia, l’Archpriest Rev. Wanika K. Stephens. Ogni settimana partecipa gente da tutto il mondo e l’unica regola la detta proprio l’Arcivescovo: «Se sei un musicista, per favore, non presentarti nudo: porta il tuo strumento». Al posto dell’altare ci sono una batteria, un set di percussioni, un contrabbasso e tre microfoni; l’organo è sulla destra dell’abside; nel corridoio centrale, tra le panche, i fogli con la liturgia e piccole percussioni sono a disposizione dei fedeli. Sul fondo della sala, nella cappella dedicata al musicista, spicca la celebre icona di St. John Will-I-Am Coltrane, dipinta dal Rev. Mark Dukes: le fiamme dello Spirito Santo si sprigionano dalla campana del sax, mentre un nastro rosso simboleggia il dono della musica.
La «Coltrane Liturgy» inizia quando il reverendo King imbraccia il sassofono e, seguito dagli altri musicisti che si alterneranno per tutta l’ora e mezza successiva, intona per la Confessione «Attaining», brano di Coltrane contenuto nell’album Sun Ship, pubblicato postumo nel 1971. Fu l’Archbishop Father Robert Haven, nei primi anni Ottanta, ad accorgersi di come il testo liturgico della Chiesa Ortodossa Africana, di cui la St. John Coltrane Church è parte dal 1982, combaciasse con alcune delle composizioni del jazzista. Così, è Tunji a guidare il Salmo 150, Lonnies Lament a fare da base all’introitus (canto che accompagna la cerimonia d’ingresso del celebrante, Ndr), poi Spirituala intonare la preghiera al Signore, introdotta dal Padre Nostro, fino al tripudio del Salmo 23, sulle note di Acknowledgment. Nelle note di copertina del celebre A Love Supreme, album del 1964, Coltrane scrisse: «Durante l’anno 1957 sperimentai, per grazia di Dio, un risveglio spirituale che doveva condurmi a una vita più ricca, più piena, più produttiva. A quel tempo, per gratitudine, chiesi umilmente che mi venissero concessi i mezzi e il privilegio di rendere felici gli altri attraverso la musica. Sento che ciò mi è stato accordato per Sua grazia. Ogni lode a Dio». Un anno dopo, assistendo a un concerto in un club di North Beach, il reverendo King, insieme alla moglie, Supreme Mother Rev. Marina King, riceverà il suo «Battesimo Sonoro», e l’illuminazione per fondare la sua Chiesa.
«Ognuna delle persone che viene qui ha la sua esperienza personale con la musica», mi dice Rev. Wanika. «E c’è qualcosa di molto spirituale in quella di John Coltrane, la gente lo sa. Quando siamo tutti insieme, ogni cosa diventa magica. Portiamo la nostra esperienza nello spazio e, facendolo, scriviamo la nostra storia». Una storia d’amore supremo, difficile da slegare dal filo che la lega alla città sulla baia, ma così universale che, fin dalla prima vibrazione delle ance, è impossibile non sentirsene subito parte.