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 2017  settembre 17 Domenica calendario

Le manipolazioni degli uomini di Woodcock

Il caso Consip-Concordia-Musti-Woodcock-Scafarto-CapitanoUltimo-RenziPadre-RenziFiglio-Franceschini-IlFatto è talmente complicato che inviteremmo senz’altro il povero lettore a passare alla pagina successiva se non fosse che il medesimo caso rappresenta l’ultima tappa della guerra, mai cessata, tra magistratura e politica, con risvolti istituzionali pieni di significato sul funzionamento delle nostre istituzioni e sullo stato complessivo del Paese. E d’altra parte siamo qui da più di dieci anni perché ci viene accreditata la capacità di render trasparente quello che è oscuro, oltre tutto in poche righe, appena 4.500 battute, o giù di lì.  

Forse un modo per sbrogliare la matassa è quello di spiegare ogni singolo nome elencato nella lista di sopra, quella che comincia con Consip-Concordia-eccetera. A proposito, la parola “Concordia” allude al capitano Schettino e al disastro della nave all’isola del Giglio?
No, allude alla Cooperativa di Produzione Lavoro di Concordia, sede a Concordia sulla Secchia, esistente dal 1899 quando 382 operai morti di fame si misero insieme per costruire argini sul fiume e che, dopo più di un secolo, è diventata una multinazione con 1.800 soci-dipendenti e partecipazioni in 68 aziende nel mondo. Non costruisce più argini, ma reti per la distribuzione di gas o di acqua. Il pm Woodcock, da Napoli, li ha accusati di aver pagato tangenti per ottenere l’appalto relativo alla costruzione della rete metanifera di Ischia, c’è per questo gente finita in galera e che adesso vuole danni per 10 milioni, ci sono soprattutto intercettazioni balorde che hanno reso tutta l’indagine del famoso magistrato napoletano, per l’ennesima volta, assai dubbia.  

Che significa «intercettazioni balorde»?
Quando si ascolta qualcuno di nascosto, si scrive poi su carta quello che si è sentito. Può capitare che certe parole risultino incomprensibili. Se tu, a un passaggio in cui devi scrivere «incomprensibile», scrivi invece un nome proprio, stai manipolando. Le intercettazioni relative alla Cpl Concordia hanno parecchie di queste manipolazioni. il manipolatore, che ha anche ammesso i suoi cosiddetti «sbagli», è il colonnello dei carabinieri Gianpaolo Scafarto. Lo affianca nelle indagini il celebre capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, quello che 25 anni fa catturò Riina. A un certo punto un pezzo del processo sulla Concordia venne trasferito a Modena, la cui procura è guidata da una bella signora bionda di sessant’anni, che si chiama Lucia Musti. Musti, dopo aver ricevuto una visita di Scafarto e aver partecipato a una riunione a Roma ancora con Scafarto e anche con De Caprio, li ha denunciati al Consiglio superiore della magistratura. Dice che si tratta di due matti, «abbiamo fatto bene a liberarcene subito», «intercettazioni fatte con i piedi», «roba da marziani». Woocock le ha mandato tramite Scafarto due dvd contenenti gli atti relativi a Cpl Concordia, ma senza sigillarli, dunque si sa che cosa è partito - dice la Musti - ma non si sa che cosa è arrivato. Quanto alla riunione di Roma, la Musti, dopo aver dichiarato che i due sembravano matti, ha aggiunto che rimase indignata per il fatto che Ultimo le diceva con insistenza: «Lei ha una bomba in mano» e Scafarto «Scoppierà un casino, arriviamo a Renzi». Musti descrive così un incontro successivo con Scafarto: «Mi ha parlato del caso Consip, un modo di fare secondo me poco serio, perché un capitano, un maresciallo, un generale sono vincolati al segreto col loro pm, non devi dire a me che cosa stai facendo con un altro. Quindi, quando lui faceva lo sbruffone dicendo che sarebbe “scoppiato un casino”, io dentro di me ho detto “per l’amor di Dio”. Una persona seria non viene a dire certe cose, quell’ufficiale non è una persona seria».  

Caso Consip.
La Consip è la società di proprietà del Tesoro che fa gli acquisti per la pubblica amministrazione. Mise a gara, tra le altre cose, quattro lotti del valore di 300 milioni e Woodcock mise poi sotto inchiesta questa gara, mandando in galera l’imprenditore Alfredo Romeo (oggi tornato libero), sostenendo che Romeo aveva pagato per incontrare Tiziano Renzi, padre di Matteo, che lo aiutasse a pigliarsi l’appalto. Anche qui, purtroppo per Woodcock, Scafarto ha manipolato le telefonate in modo che la faccenda arrivasse fino a Renzi. E le manipolazioni sono finite in genere sul quotidiano Il Fatto - suppongono gli inquirenti di Roma Paolo Ielo e Mario Palazzi - per il tramite della Sciarelli, quella di Chi l’ha visto?
, fidanzata del medesimo Woodcock. Adesso sono indagati tutti, Woodcock, la Sciarelli e Il Fatto.  

Intanto Renzi è stato sputtanato.
Già. Renzi, che quando era spuntato il nome di suo padre, aveva detto: «Se è colpevole pena doppia», adesso dice: «Questa manovra si ritorcerà contro chi l’ha orchestrata». Dario Franceschini, avversario di Renzi al punto che in questo momento i due non si parlano, ha espresso tutta la sua solidarietà al segretario del partito. Ha parlato addirittura di un tentativo di colpo di stato, di attentato alla democrazia.  

Secondo lei i nostri lettori, adesso, ci hanno capito qualcosa?
Ma chi vuole che sia arrivato fino a questo punto della pagina?