la Repubblica, 16 settembre 2017
Il caso Vitoria: in Europa League undici titolari, zero calciatori europei
Una gara di Europa League senza calciatori del Vecchio Continente. Il Vitoria Guimaraes si iscrive al Guinness dei Primati del pallone: contro il Salisburgo nella gara d’apertura del suo girone (con Marsiglia e Konyaspor) per i portoghesi sul taccuino dell’arbitro al calcio d’inizio figuravano quattro brasiliani, due colombiani, un venezuelano, un uruguaiano, un peruviano, assieme a un ghanese e un ivoriano. Un puzzle eterogeneo tra Sudamerica e Africa, senza caselle libere per l’Europa. E l’originale scelta del tecnico della squadra portoghese – forse per sfatare la serie nera europea del Vitoria, senza vittorie nelle otto precedenti esibizioni nelle Coppe europee – stava anche portando dividendi alla causa, con il Guimaraes a lungo in vantaggio (gara poi terminata 1-1). Solo nel secondo tempo ha fatto il suo ingresso sul terreno di gioco tra i lusitani un prodotto locale, il ventenne Kiko (uno dei quattro indigeni in panchina), poi seguito da Heldon da Capo Verde e dal brasiliano Rafael Miranda. Ma anche il Salisburgo non ha scherzato, piazzando in campo nella gara contro i portoghesi tre austriaci e poi atleti da Croazia, Israele, Germania, Norvegia, due maliani e il kosovaro Valon Berisha. Il Guimaraes di sicuro ha piazzato l’asticella molto in alto. Facendo decisamente meglio anche dell’Udinese, che di solito è terra di embargo per calciatori italiani, ma non europei. Anzi, un recente studio dell’Osservatorio Calcio Italiano sui dati forniti da Transfermarkt attribuiva proprio ai friulani il titolo con il maggior numero di stranieri impiegati (95,2%), davanti al Chelsea (89,4%), poi Watford e Manchester City. Ma del Vitoria Guimaraes non c’era traccia. Mentre nella passata edizione di A per esempio per la squadra friulana sono andati a segno per gran parte delle partite solo stranieri. E ad aprile 2016 se ne contavano 22 al fischio d’inizio di Inter-Udinese, quando alla guida di nerazzurri e bianconeri c’erano Roberto Mancini e Gigi De Canio. In quell’occasione il primo e unico italiano a calpestare l’erba di San Siro fu, nel secondo tempo, l’udinese Giovanni Pasquale. Ma non era primato europeo, almeno tra i cinque tornei nazionali più importanti (Bundesliga, Liga, Ligue 1, Premier League): nessun suddito di Sua Maestà era stato schierato in Portsmouth-Arsenal del 2009.