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 2017  settembre 16 Sabato calendario

Spie e intrighi nella guerra delle tasse

Spie, intrighi, doppi giochi. Cosa non si fa per incastrare un manipolo di evasori e mettere le mani sui soldi nascosti nei paradisi fiscali. A quasi 30 anni dalla fine della Guerra fredda, e a pochi giorni dalle elezioni legislative, la Germania è al centro di un caso internazionale che sta creando non pochi imbarazzi nei rapporti con la vicina Svizzera. Qualcuno l’ha ribattezzata la “guerra delle tasse” ma in qualsiasi modo la si voglia chiamare i suoi addentellati riguardano anche l’Italia.
Continua pagina 7 Angelo Mincuzzi
Continua da pagina 1 In Italia le onde d’urto della “guerra delle tasse” coinvolgono qualche migliaio di evasori fiscali nostrani, i cui nomi sono arrivati di soppiatto già da tempo nelle mani della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate attraverso i canali avviati dal ministero dell’Economia e delle Finanze (si veda l’articolo accanto).
Vediamo i fatti. Cinque mesi fa un uomo di nazionalità svizzera viene arrestato in un hotel di Francoforte e a metà agosto viene incriminato formalmente per spionaggio. L’accusa? Essere un agente al soldo di un servizio di intelligence straniero. E non parliamo della Russia di Putin ma del “Servizio delle attività informative” della Confederazione elvetica. I vicini di casa. 
Di lui – la spia – conosciamo ben poco. Sappiamo che si chiama Daniel M., che ha 54 anni, che è stato poliziotto a Zurigo e ha lavorato per il colosso bancario svizzero Ubs, dove si è occupato della sicurezza dei consiglieri del board, e che infine si è messo in proprio come investigatore privato. Potrebbe essere l’identikit perfetto per una spia. Potrebbe, perché in questa vicenda le certezze sono poche. 
Di sicuro c’è il punto d’inizio di questo intrigo internazionale: Dusseldorf, capitale del Nord Reno-Westfalia, il più popoloso land della Germania, dove un attivo ministro delle Finanze ha speso negli ultimi anni alcuni milioni di euro per comprare Cd-rom pieni di nomi di presunti evasori fiscali con conti bancari nella vicina Svizzera. Lui si chiama Norbert Walter-Borjans, è socialdemocratico ed è stato ministro delle Finanze fino al giugno 2017 a partire dal 2010, l’anno – ma è solo una coincidenza – in cui il misterioso Daniel M. lascia l’Ubs e si trasforma in detective privato. 
Una strategia aggressiva, quella di Walter-Borjans. Criticata ferocemente in patria e all’estero ma dannatamente efficace. Secondo uno studio della Facoltà di economia dell’Università di Magdeburgo dal 2010 il land del Nord Reno-Westfalia ha acquistato in dieci occasioni dei dati contenenti nomi di presunti evasori fiscali tedeschi. E a fronte di una spesa di 18 milioni di euro, l’operazione ha portato a maggiori entrate fiscali per due miliardi di euro nel land e di quattro-cinque miliardi nell’intera Germania. 
Gli ultimi conteggi parlano di tre miliardi di euro incassati dal Fisco del Nord Reno-Westfalia: 2,3 miliardi da autodenunce e indagini e 700 milioni da multe a banche che hanno aiutato gli evasori. Una redditività che farebbe venire l’acquolina in bocca agli amministratori delegati delle più efficienti imprese private. 
Sta di fatto che l’offensiva antievasione scatenata dall’allora ministro delle Finanze del Nord Reno-Westfalia non è immune da conseguenze. Il primo contraccolpo arriva nei primi mesi nel 2012, quando la procura elvetica spicca un mandato d’arresto contro tre funzionari del fisco tedesco. La Svizzera reagisce a quella che ritiene una battaglia combattuta con armi scorrette dalla Germania. L’accusa che il Ministero pubblico della Confederazione rivolge ai tre uomini è di spionaggio economico per aver acquistato un Cd-rom con i dati di clienti del Credit Suisse, pagato 2,5 milioni di euro. 
Nessuno conosce, in quel momento, il ruolo che la spia Daniel M. ha avuto nella vicenda. A permettere alle autorità svizzere di identificare i tre funzionari delle tasse, infatti, è stato proprio lui. Ma occorre procedere con attenzione per riannodare i fili di fatti apparentemente slegati tra loro. La storia di Daniel M. è stata ricostruita nei dettagli dal quotidiano economico tedesco Handelsblatt
Torniamo dunque a quel 2010, quando Daniel M. lascia Ubs. A marzo di quell’anno il Nord Reno-Westfalia paga i 2,5 milioni di euro per i dati dei clienti del Credit Suisse. A ottobre altri 1,4 milioni di euro vengono sborsati per ottenere i dati di alcuni clienti della Julius Baer. Sulla base dei soli file del Credit Suisse le autorità tedesche avviano mille investigazioni e recuperano 900 milioni di euro di imposte. 
Ma la tensione tra Germania e Svizzera sale alle stelle. Gli elvetici chiedono l’arresto di Peter Beckhoff, il capo del Finanzamtes für Steuerstrafsachen und Steuerfahndung, l’Ufficio contro il crimine e l’evasione fiscale che ha sede a Wuppertal. Beckhoff è il braccio operativo di Norbert Walter-Borjans, ricopre un ruolo talmente delicato che di lui non ci sono foto ufficiali. Gli svizzeri lo accusano di essere l’uomo che ha organizzato il furto di dati segreti dalle banche della Confederazione. 
I tedeschi però non hanno nessuna intenzione di cambiare strategia. Siamo ad agosto 2012, il solito Nord Reno-Westfalia paga altri 3,5 milioni di euro per ottenere dei dati che coinvolgono diverse banche svizzere, la più importante delle quali è Ubs. E l’investigatore privato Daniel M. cosa fa? Se nel 2017 sarà identificato come una spia svizzera, nel 2012 sembra schierato dall’altra parte della barricata. Sembra, appunto.
Come ricostruisce Handelsblatt, infatti, ritroviamo Daniel M. due anni più tardi – è il novembre 2014 – adagiato su un divano dell’Hotel Intercontinental di Francoforte mentre conta 20mila euro ricevuti da un altro uomo, Wilhelm Dietl, al quale ha consegnato i nomi di alcuni evasori fiscali tedeschi. Daniel M. non sa che la scena è stata registrata da Werner Mauss, un investigatore privato di Essen dal lungo curriculum, assoldato non si sa da chi per fermare il commercio di dati sottratti alle banche svizzere. E non sa che l’uomo al quale ha consegnato i dati, Wilhelm Dietl, è l’assistente di Mauss. A complicare le cose c’è il fatto che le informazioni che Daniel M. ha venduto a Dietl sono a loro volta apparentemente false. 
Sta di fatto che nel gennaio 2015 Daniel M. viene arrestato in Svizzera e, interrogato dai magistrati, sostiene di essere un agente dei servizi segreti della Confederazione. Aggiunge anche che a Francoforte stava solo fingendo di vendere dati sensibili ma che il suo obiettivo era di smascherare i reali criminali.Gli svizzeri archiviano le accuse e lo rilasciano.
La vicenda dell’inganno reciproco in cui sono caduti il vecchio investigatore privato di Essen, Werner Mauss, e l’ex poliziotto di Zurigo, Daniel M. non sfugge però alle autorità tedesche che aprono un’indagine su Mauss e investigano anche su Daniel. Il 1° dicembre 2016 viene emesso un mandato di cattura contro lo svizzero, che viene arrestato il 28 aprile 2017. Il processo si aprirà a Francoforte il 18 ottobre e, secondo la tabella di marcia, si concluderà con una sentenza il 21 dicembre.
Chi è realmente Daniel M.? Sono gli stessi svizzeri a confermare che l’ex poliziotto di Zurigo era davvero una spia al servizio dell’intelligence della Confederazione, rispondendo ufficialmente alle domande di una deputata del partito socialista. Dunque, i tedeschi non sbagliano. E la vicenda non sembra essere finita qui. Ma sullo sfondo resta una domanda: lo scambio automatico di informazioni con la Svizzera, che sarà operativo dal 2018, porrà fine alla “guerra delle tasse”? È ancora presto per dare una risposta.