la Repubblica, 15 settembre 2017
L’amaca
Perfino in questo clima buio, tra manifesti per la difesa della razza italiana e filari di saluti romani, risulta incredibile la notizia che il Comune di Pontida abbia pensato a parcheggi destinati alle donne gravide, ma solo se “appartenenti a nuclei familiari naturali e cittadine italiane o europee”, dunque non omosessuali, non madri single e non extracomunitarie. L’amministrazione leghista, sommersa dalle proteste, si è poi rimangiata la sua odiosa intenzione, ma il solo fatto che qualcuno possa avere concepito un così esplicito gesto di discriminazione lascia capire quanta strada è già stata percorsa, in questo Paese, in direzione della disumanità.Non interessano le parole di condanna, destinate a essere comprese solamente da chi le pronuncia perché gente che distingue tra mamme gradite e mamme impure ormai parla un’altra lingua. Forse qualcosa di meglio possono fare le parole di dileggio, specie se ben meritate. L’ebreo Guido, nellaVita è bella, per far capire al figliolo la madornale assurdità del razzismo gli spiega che il cartello “vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei”, affisso sulla vetrina di un negozio, vale quanto “vietato ai cinesi e ai canguri”. La stessa cosa per “Vietato alle lesbiche e alle etiopi”.