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 2017  settembre 13 Mercoledì calendario

Draghi si è voluto comprare perfino il debito di mamma Rai

C’è la Rai, ma ci sono anche le Ferrovie. La parte del leone l’ha fatta però un colosso della birra, il gruppo Anheuser Bush Inbev, in parte brasiliano, in parte americano, ma che dispone di un passaporto belga. Dalla lettura dell’elenco delle società che hanno beneficiato degli acquisti di corporate bond effettuati dalla banca Centrale Europea emerge una realtà a prima vista sorprendente: non solo i benefici del programma hanno al più sfiorato le aziende manifatturiere del Vecchio Continente, ma le medie imprese (non parliamo delle piccole) sono rimaste del tutto a digiuno. 
I conti sono presto fatti: dall’avvio del programma di acquisto di emissioni societarie nella primavera del 2016, l’istituto di Francoforte ha operato acquisti per poco più di 109 miliardi di euro all’8 settembre 2017 distribuiti fra le 1.002 obbligazioni ritirate dal mercato. I titoli italiani sono stati 114, al terzo posto rispetto a Germania e Francia, e hanno coinvolto 24 società che disponevano dei requisiti richiesti, primo fra tutti un rating di credito rilasciato da un’agenzia, un dato che ha in pratica spiazzato l’universo delle piccole imprese e quasi tutte le medie. 
Si spiega così perché le aziende manifatturiere rappresentano una quota modesta del totale: ci sono Luxottica e, a rappresentare la scuderia Agnelli, la holding Exor. Sono ben rappresentate Eni, probabilmente al sesto posto tra i prenditori, così come Telecom Italia, Atlantia (ma anche l’Autostrada del Brennero) e, in pratica, tutte le utility: Enel, Snam, Italgas ma anche Hera, Iren ed Acea. E ancora A2A, Retegas e Terna. Non mancano, infine, le Generali. 
Non è dato sapere l’importo analitico degli acquisti effettuati dalla Bce che non rilascia il dato. Ma se vale il metodo adottato da Wolfang Bauer, analista di M&G, si può ipotizzare che Francoforte abbia comprato titoli in proporzione alle obbligazioni esistenti. 
In tal caso, si può sostenere che Mario Draghi, con acquisti sui bond per più di 4 miliardi di euro è stato tra i principali finanziatori delle operazioni che hanno permesso ad Anheuser Bush Inbev, controllata dall’ex campione di tennis brasiliano Lemao e dalla famiglia Vandamme di diventare la prima potenza mondiale della birra, una bevanda che gode i favori dell’istituto di Francoforte visto che tra i Big finanziati figura pure Heineken. Per quanto riguarda gli italiani, nella top ten, dietro l’Eni, dovrebbe figurare Enel, decima. A superare il tetto del miliardo ci sarebbero pure Telecom Italia, Snam ed Autostrade per l’Italia. 
Ma la vetta della classifica è presidiata da Daimler e da Electricité de France, entrambe attorno a 3,5 miliardi. Non a caso, furono soprattutto i tedeschi a premere nel 2016 perché la Bce estendesse alle società gli acquisti in un primo momento riservati ai titoli di Stato. 
Difficile valutare quanto abbiano risparmiato i gruppi finanziati rispetto al credito bancario o alle condizioni spuntate sul mercato. È possibile ipotizzare un minor onere nell’ordine di 0,30-0,40%, che ha consentito al made in Germany (ma anche ai quasi monopoli di casa nostra) di godere di un apprezzabile vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti cui magari le banche, strozzate dalla concorrenza, hanno lesinato i prestiti, specie nel 2016. Ma, si sa, il denaro affluisce quasi sempre nelle tasche di chi non ne ha bisogno. Nonostante Draghi.