la Repubblica, 13 settembre 2017
L’amaca
La solfatara che ingoia una sventurata famiglia completa il recente rosario di disgrazie dovute alla promiscuità tra uomini e natura; e all’eccesso di confidenza dei primi nei confronti della seconda. Uragani che svellono case malferme, terremoti che le abbattono, fiumi che fanno esplodere come lattine i budelli di cemento dentro i quali gli uomini pretendevano di averli ficcati per sempre. Niente di apocalittico; è il mondo che si manifesta per ciò che è sempre stato e sarà, un posto magnifico e insidioso, seducente ma burrascoso, pieno di occasioni come di trappole mortali.
Il bilancio, oltre che dolente, potrebbe essere utile se servisse a valutare che la tecnologia e ogni altro artificio non bastano a sovvertire la nostra dipendenza dalle leggi della natura, della quale siamo figli anche quando ci ingoia o affoga o incenerisce. Fanno pietà le maledizioni e le superstizioni “contro” la natura, vedi il sito yankee che propone di accogliere Irma a fucilate. Non è in urto con essa, ma conoscendola e assecondandola che possiamo campare meglio. Sembrerebbe una banalità; non fosse una frontiera ancora molto remota.