la Repubblica, 12 settembre 2017
L’amaca
Esistesse un Nobel per l’Idiozia, un buon candidato sarebbe la signora dell’Ontario che ha fatto irruzione al comizio di un candidato indiano sikh accusandolo di voler introdurre la Sharia in Canada. Ma un secondo candidato – per essere equanimi – potrebbe essere lo stesso indiano sikh, che anziché invitare la signora, cortesemente, a valutare il fatto che lui non è musulmano, ma induista, e a levarsi immediatamente dai corbelli (termine interreligioso), invita i presenti a essere cortesi con l’ossessa, intonando una specie di nenia a base di “amore e coraggio” (la scena è rintracciabile su Repubblica. it, ed è imperdibile). Mettiamola così: dovrebbe esserci una soglia di ingresso, per partecipare alla vita pubblica. La xenofoba paranoica che rinfaccia a un induista di essere dell’Isis (si sa, è tutta gente con barba e turbante) non avrebbe il diritto né di prendere la parola in un’aula pubblica, né di uscirne senza essere accompagnata da un buon medico o da un buon insegnante di geografia, meglio se da entrambi. Perché la cosa veramente tragica, nella comica vicenda, è che la signora ha potuto uscire da lì nelle stesse precise condizioni di invalidità mentale nelle quali era entrata: ovvero convinta che un induista sia musulmano. Una risposta più energica sarebbe stata, a ben vedere, anche più soccorrevole nei suoi confronti.