11 settembre 2017
APPUNTI PER GAZZETTA - DOPO L’ALLUVIONEREPUBBLICA.ITÈ stato trovato il corpo senza vita di Martina Bechini, uno dei due dispersi dopo il nubifragio di Livorno
APPUNTI PER GAZZETTA - DOPO L’ALLUVIONE
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È stato trovato il corpo senza vita di Martina Bechini, uno dei due dispersi dopo il nubifragio di Livorno. Era in un giardino privato invaso dal fango nella zona di Antignano, non distante dal Rio Ardenza. Ora si cerca un uomo, Gianfranco Tampucci di 67 anni. Le ricerca si sono svolte per tutta la mattina anche in mare. Il marito della donna, sempre ieri, era stato rovato e salvato aggrappato a dei tronchi a due chilometri dalla loro abitazione. L’ipotesi, dunque, è che la persona dispersa possa essere state trasportate al largo dalla piena del rio Ardenza. La direzione marittima della Toscana ha così potenziato il dispositivo di ricerca a mare, soprattutto il litorale sud di Livorno.
Sulla terraferma invece le forze in campo dei pompieri sono 90 unità mentre è previsto l’arrivo di 130 volontari della protezione civile da Emilia Romagna e Liguria. Oggi, dopo l’emergenza e i soccorsi, a Livorno è il giorno in cui si lava via il fango. Gli abitanti stanno svuotando scantinati, ripulendo le case invase dall’acqua. C’è grande solidarietà tra i paesi, tutti si danno una mano. In città è arrivato anche il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti che ha partecipato al vertice in prefettura con il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. A Livorno è stato anche istituito il lutto cittadino a partire da oggi fino al giorno di svolgimento dei funerali delle vittime. È prevista l’esposizione a mezz’asta della bandiera della città (a palazzo comunale sono state issate le bandiere a mezz’asta già dalle prime ore di questa mattina). Previsto un minuto di chiusura degli esercizi commerciali e dei locali di spettacolo - su proposta delle organizzazioni rappresentative - in concomitanza con l’inizio della cerimonia funebre e la sospensione di tutte le attività pubbliche ludico-ricreative organizzate dall’Amministrazione comunale da oggi fino alla data di svolgimento delle esequie con la partecipazione del Gonfalone della città Nubifragio Livorno, la città travolta dall’acqua e dal fango - Videoracconto Condividi
Il ministro. "Oggi non è possibile con questa costituzione avere un centro meteo nazionale, perché la meteorologia è affidata alle Regioni: questo è un errore, è un errore grave da segno rosso, perché oggi avere invece un centro meteo nazionale con delle linee guida nazionali rafforzerebbe il sistema", ha detto il ministro. Una proposta accolta dalla Regione: "Sono d’accordo con il Ministro Galletti, la Regione Toscana è pronta a collaborare per un Centro di Meteorologia nazionale. Siamo sicuri che il Lamma della Regione Toscana e del Cnr sarà preso come punto di riferimento".
Le polemiche. Intanto però le polemiche sull’allerta non si fermano. Ieri scontro tra Comune e Regione con il sindaco Filippo Nogarin che aveva detto: "Non ce lo aspettavamo, perché l’allerta era arancione e non rossa" e l’assessore alla Protezione civile Federica Fratoni che aveva ribattuto: "Il Comune non ha attivato l’alert system". "È inaccettabile che per un temporale intenso ma ormai usuale a causa dei cambiamenti climatici possano morire sei persone e due siano ancora disperse. Bisogna lavorare sul piano prioritario della prevenzione e su quello della manutenzione Ma bisogna anche lavorare sugli interventi di protezione civile" - rincara oggi il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, fondatore di Articolo Uno - Mdp - "Un codice arancione è un codice di allerta che prevede gli eventi che si sono verificati a Livorno. La differenza principale con il codice rosso riguarda la tipologia del reticolo idraulico delle possibili esondazioni - spiega il governatore toscano - Rosso è il codice delle possibili esondazioni legate al reticolo idraulico primario: Arno, Serchio ecc. Arancione è il codice legato a possibili esondazioni del reticolo idraulico secondario, come appunto è avvenuto a Livorno". Livorno, le foto delle vittime Navigazione per la galleria fotografica 1 di 2 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow
Il sindaco Nogarin però chiarisce: "E’ un grande classico in questi eventi arrivare al momento della polemica. Ora è il momento di far funzionare al meglio la macchina dei soccorsi e dare aiuto a tutti coloro che hanno bisogno. Ci sarà poi il momento della polemica e delle indagini in cui tutti cercheranno di scaricare le responsabilità addosso agli altri e naturalmente arriverà addosso ai sindaci perchè la moda oramai in Italia è questa, qualsiasi cosa accada la colpa è dei sindaci ma ora non è il momento".
Sulla polemica tra Rossi e Nogarin è intervenuto anche il ministro dell’Ambiente Galletti: "Oggi non è possibile con questa costituzione avere un centro meteo nazionale, perché la meteorologia è affidata alle Regioni: questo è un errore, è un errore grave da segno rosso, perché oggi avere invece un centro meteo nazionale con delle linee guida nazionali rafforzerebbe il sistema".
La Chiesa. La Cei ha stanziato un milione di euro dai fondi dell’8xmille per far fronte alla prima emergenza. "La Chiesa italiana è vicina alla gente di Livorno e delle zone limitrofe, dove domenica 10 settembre un violento nubifragio ha causato sei vittime, due dispersi e danni ingentissimi, mettendo in grave difficoltà centinaia di famiglie, travolte dall’acqua e dal fango". Lo afferma la presidenza della CEI, che inoltre comunica che "d’intesa con il Vescovo Simone Giusti, ha stabilito immediatamente lo stanziamento di un milione di euro, dai fondi dell’8xmille, per far fronte alla prima emergenza". Caritas Italiana, in costante collegamento con la Chiesa locale, si è prontamente messa a disposizione per un pieno supporto e ha destinato un primo contributo per gli interventi in favore della popolazione colpita. Solidarietà anche da parte di molte singole diocesi e di numerosi volontari che si sono resi disponibili.
Il vescovo A sollevare alcune domande anche il vescovo di Livorno Simone Giusti, in un’intervista al Sir: "Perchè si è tombato, ossia coperto, un torrente senza rispettare il suo corso idrologico? perchè nelle aree di golena si è permesso di costruire? perchè le autorità preposte non hanno avvertito le popolazioni che potevano essere a rischio?". "Il problema di fondo- sottolinea- è che la zona colpita era vicino ad un torrente. Le persone sono arrabbiate e fanno molte domande alle quali occorrerà dare risposta". Anzitutto "perchè ’fiumi e fossi’, l’organismo provinciale che ha il compito di monitorare fiumi e fossi e controllare gli argini, sempre solerte nell’inviarci le cartelle dei pagamenti, non ci ha avvertito del rischio esondazione? nessuno è stato messo in guardia o invitato a lasciare la propria casa per mettersi in salvo".
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Stato di emergenza regionale
Nella seduta odierna la Giunta regionale, come annunciato dal presidente Enrico Rossi, dichiarerà lo stato d’emergenza regionale, chiederà al governo il riconoscimento dello stato di calamità e metterà a disposizione subito 3 milioni di euro per gli interventi più urgenti. «Ho parlato col premier Gentiloni», ha dichiarato Rossi, «che ha dato la disponibilità del governo a intervenire per Livorno e ho avuto colloqui anche col ministro dell’Ambiente Galletti e col capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli». Oggi è previsto un nuovo sopralluogo del presidente, assieme a Borrelli, per una prima verifica dei danni e degli interventi necessari per Livorno.
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Intanto, il Comune di Livorno ha smentito le voci di una prossima chiusura dell’acquedotto del Cisternone. Asa, il gestore idrico, ha annunciato possibili cali di pressione dell’acqua che comunque sarà erogata regolarmente in tutti i quartieri.
MARIO TOZZI
Quando in un luogo ci sono le abitazioni sott’acqua, nel posto sbagliato ci sono sempre le case, non il fiume. Una considerazione che vale anche quando vengono colpite le città e i luoghi dove gli uomini vivono da sempre. Fatta questa doverosa assunzione di principio, il dettaglio di questi ultimi eventi alluvionali è tristemente lo stesso di quelli passati e comprende, nell’ordine: un’allerta meteo che viene spesso non compresa o sottovalutata, una perturbazione che evolve secondo meccanismi non esattamente lineari, un territorio complessivamente sempre più impreparato, cittadini che attuano comportamenti incomprensibili e contro-intuitivi e amministratori impreparati e spesso colpevoli.
Per prima cosa si dovrebbe capire che le previsioni meteo, oggi molto più precise che in passato, non sono perfette, soprattutto quando si sviluppano perturbazioni a carattere violento come quelle v-shaped (a forma di V) che sembra si siano scatenate ieri notte. Sono temporali «autorigeneranti», cioè che trovano nuova alimentazione nel passaggio sopra mari caldi, come oggi è il Tirreno. E tendono a diventare la regola. Il caso di Irma e degli uragani del Golfo del Messico insegna che le previsioni vanno corrette in corso d’opera anche alle nostre latitudini. Cioè vanno seguite e «aggiustate», così come si fa per gli uragani, che cambiano più volte direzione, velocità e stima della forza sviluppata.
Poi non si dovrebbe dimenticare la lezione del passato: Livorno era stata duramente colpita, con modalità analoghe, nel 2009 e poco conta il confronto dei mm di pioggia di allora (poco meno di 100 in due ore) contro quelli di ieri (attorno a 200 nello stesso lasso). Le immagini di ieri sono le medesime di oggi. Esattamente le stesse, con le acque e il fango che invadono strade e ferrovia e con le persone in difficoltà nei piani bassi e nelle cantine. E’ davvero impressionante che si possa ancora oggi morire ad un piano basso per un’alluvione: è presto per comprendere la dinamica esatta, ma, se piove, le scale le dovresti salire fino al tetto, non scenderle. Sono i due tipici problemi del confronto degli italiani con gli eventi naturali che diventano catastrofici solo per colpa nostra: mancanza di esercizio della memoria e scarsa conoscenza dei fenomeni stessi. Come se i morti e i danni delle alluvioni dipendessero dal fato e non dal nostro atteggiamento.
Questo è il punto cruciale: quando in due ore piove la stessa acqua che un tempo cadeva in sei mesi si dovrebbe guardare piuttosto in terra che non al cielo. Soprattutto dopo un estenuante periodo di siccità, che ha reso praticamente impermeabile il suolo, e soprattutto dove cemento e asfalto hanno peggiorato la situazione, come in tutte le nostre città, ormai ostacolo alla naturale infiltrazione delle piogge in profondità (così che queste piogge rischiano anche di non ricaricare le falde sotterranee). Tutta l’acqua così resta in superficie e invade città, case e infrastrutture, visto che i corsi d’acqua sono sbarrati e spesso tombati e non possono evacuare tutto quel carico.
Chi amministra i territori a rischio naturale (ormai ben noti), terremoti o alluvioni che siano, non dovrebbe trincerarsi dietro il fatto straordinario o l’evento mai visto prima. Intanto perché, a guardar bene, di eccezionale non c’è quasi mai niente e l’evento che ieri accadeva ogni vent’anni, oggi avviene ogni anno. E secondo perché il cambiamento climatico in atto ha impresso ai fenomeni meteorologici un’accelerazione e un’imprevedibilità che impongono comunque un cambio di marcia significativo. Che va messo in opera durante tutto l’anno, perché la prevenzione si fa quando non piove e si fa con coraggio, attraverso una pianificazione che tenga conto degli eventi naturali, e arrivando fino a spostare le persone dai luoghi più pericolosi perché, in quei luoghi, il rischio lo hanno creato proprio loro. Non è questione di argini o barriere (sempre meno utili), ma di cultura.