La Stampa, 9 settembre 2017
Petrolio, ai cinesi il 14,2% della russa Rosneft. Mosca in difficoltà a causa delle sanzioni commerciali di Usa e Ue rafforza l’asse con Pechino
Si fa più serrato l’asse tra la Russia e la Cina, gli affari suggellano la rinnovata alleanza a Oriente. Non a caso ieri il conglomerato privato di Pechino Cefc – China Energy Company – ha rilevato dal consorzio formato dal fondo Sovrano del Qatar (Qia) e dall’anglo-svizzera Glencore il 14,16% del colosso petrolifero russo Rosneft, una quota passata di mano con un premio del 16% sui corsi di Borsa dell’ultimo mese per un valore totale stimato in 7,6 miliardi di euro. La vendita segna una svolta nelle relazioni tra la Cina e la Russia. Mosca, del resto, non aveva molta scelta. A fine giugno l’Unione europea ha prorogato almeno fino al 31 gennaio 2018 le sanzioni decise all’indomani della crisi in Ucraina. Tali limitazioni coinvolgono anche le attività finanziarie e nell’energia. Allo stesso modo, il congresso degli Stati Uniti a fine luglio ha varato nuove dure sanzioni contro la Russia, creando nuove tensioni. Ovvio che a questo punto Mosca guardi a Est per reperire nuovi capitali per dare fiato alle proprie casse e anche come mercato alternativo a quello occidentale. Ecco dunque l’accordo con i cinesi di Cefc, un conglomerato finanziario specializzato nell’energia e nel petrolchimico, con un fatturato da circa 38 miliardi di euro e utili da 700 milioni, tra i dieci principali gruppi all’interno della Grande Muraglia e con interessi in tutta l’Asia centrale, nel Medio Oriente (Abu Dhabi in particolare) e Africa, con qualche digressione anche nel calcio, visto che nel 2015 ha acquisito lo Slavia Praga.
Cefc ha colto al volo il dietrofront di Qia e di Glencore che avevano partecipato nel 2016 alla parziale privatizzazione della più grande società petrolifera mondiale quotata (ma controllata dal Cremlino), peraltro ricorrendo anche a un prestito da 5,2 miliardi di euro concesso da Intesa Sanpaolo, che ora rivedrà i suoi soldi. Anche il prestito, divenuto più oneroso per il dollaro debole, sarebbe insieme ai problemi geopolitici, tra le cause del disimpegno di Qatar e Svizzera. Sia Glencore sia Qia dal 19,5% resteranno soci rispettivamente con lo 0,5 e il 4,7%. Ma la grande alleanza tra Mosca e Pechino si rafforza e potrebbe arricchirsi con l’ingresso nell’affare anche di un’altra compagnia russa, la Nnk guidata da Eduard Khudainatov, in passato a capo di Rosneft. L’attuale ad, Igor Sechin, ha precisato che i cinesi parteciperanno, in minoranza, a progetti produttivi di Rosneft nella Siberia Orientale e nel petrolchimico. E sempre la Cefc, entrando in Rosneft, acquista anche un pezzettino d’Italia, essendo i russi, usciti da Saras, ancora tra gli azionisti della Pirelli, dove potrebbero scendere in occasione della quotazione. Cefc di recente non è invece riuscita a conquistare l’immobiliare Prelios, ma ha ribadito di considerare anche l’Italia un «mercato strategico».