Libero, 10 settembre 2017
Di Pietro siete voi
Dove siete, milioni di cittadini e di giornalisti che tributarono ad Antonio Di Pietro (anni 1992-94) il tasso di consenso più alto del Dopoguerra, il 95 per cento? Dove siete, politici di destra e sinistra che pendeste dalle sue manette e cercaste di appoggiare lo stato di polizia che lui andò proponendo, le sue leggi, il suo terrore, il tutto col plauso della società civile e degli industriali? Ma l’avete sentito l’altra mattina su La7? Di Pietro, testuale: «Ho fatto politica basandola sulla paura... Ho costruito la mia politica sulla paura delle manette, sul concetto che erano tutti criminali, sulla paura che chi non la pensava come me era un delinquente. Oggi, però, avviandomi verso la terza età, mi rendo conto che bisogna rispettare anche le idee degli altri. Mi volevano ministro a destra e a sinistra perché portavo voti. Ho fatto Mani Pulite con cui si è distrutto tutto ciò che era la Prima Repubblica: il male, che era la corruzione, e ce n’era tanta, ma anche le idee. E sono nati i partiti personali, che hanno solo il tempo della persona». Cioè: a Di Pietro sono serviti 67 anni per apprendere che le idee altrui vanno rispettate e non ingabbiate: ma voi? Dove siete, dove eravate, come vi sentite, ora, a una ventina d’anni da quella sbornia collettiva che non è mai stata smaltita solo rimossa e che legittimò le manette e l’invidia sociale, distrusse uomini e idee di un Paese in cui si provi a negarlo si stava dannatamente meglio?