Libero, 8 settembre 2017
Se il capo guadagna meno
Se l’Italia come nazionale fatica a carburare in campo, i giovani talenti non trovano molto spazio e il mondo del pallone nostrano è da anni in regressione tecnica ed economica, un pregio, il nostro calcio, ancora ce l’ha: sa sfornare allenatori vincenti. Sono tra i più stimati al mondo, richiestissimi dai top club e ricoperti d’oro. Ma, nonostante la Serie A abbia la nomea di campionato mangia-tecnici, è proprio in patria che si impongono ad alti livelli. A quanto pare, però, con stipendi da fame.
In 19 delle 20 squadre di Serie A c’è almeno un calciatore in rosa che guadagna più del tecnico. Fa eccezione solo il Crotone, con Nicola che con i suoi 600mila euro netti l’anno scalza gli altri tesserati. Tra i debuttanti Baroni del Benevento è Donald Trump (600mila euro) rispetto a Bucchi del Sassuolo e Semplici della Spal (400mila euro a testa), ma soprattutto rispetto a Fabio Pecchia del Verona, che con i suoi 250mila euro a stagione percepisce meno di 15 dei suoi giocatori (recordman di questa speciale classifica) e addirittura 8 volte meno del suo top player, Pazzini (2 milioni). Se Pecchia ha per ora dimostrato di avere l’autorità per tenere in panchina l’attaccante toscano in tutte e due le prime uscite in campionato, essere poco più di un impiegato agli occhi di molti dei suoi calciatori forse non gli renderà sempre facile il compito.
Lo stesso vale per il già citato Bucchi (con 11 giocatori neroverdi più “ricchi” e con Berardi che guadagna il quintuplo: 2 milioni).
Di Francesco e Sarri, poi, sono due veri “casi”. Alla Roma ben 14 giocatori guadagnano più del milione e mezzo percepito dall’ex Sassuolo (col top player Dzeko che lo triplica), che in neroverde ne percepiva 1, ma che ora gioca la Champions, punta allo scudetto e Roma, Spalletti docet, non è proprio una piazza “mansueta”. Sarri, che di giocatori davanti ne ha 11, prende ancora meno: 1,4 milioni (con Insigne che, come Dzeko, lo triplica). È blindato fino al 2020, una rarità per gli allenatori, ma all’estero c’è chi lo coprirebbe d’oro.
E proprio questo è un punto focale: tolto Allegri, che con i suoi 7 milioni rispetta uno standard da top club europeo, e tolti pure Spalletti e Montella, che con 4 e 3 milioni comunque resistono bene in classifica, fa effetto pensare che i tecnici italiani “fuori sede” abbiano borse ben più piene: Ancelotti al Bayern (accordi pubblicitari compresi) guadagna 15 milioni l’anno; Conte al Chelsea 7 milioni e rotti; Mancini allo Zenit 4,5; Mazzarri al Watford quasi 3 milioni, Carrera allo Spartak sfiora i 2 milioni; persino Stramaccioni al Panathinaikos prende più di Sarri: 1,5 milioni. Certo, il conto in banca non è sinonimo di autorità, ma è lecito chiedersi come faccia un club ad avere totale fiducia nelle capacità di un tecnico quantificandole allo stesso tempo “due lire”. Si fa per dire.