la Repubblica, 11 settembre 2017
Ventotene. L’isola che per non morire chiama i figli dei migranti. «Scuola vuota, venite qui»
VENTOTENE La casa per ospitarli c’è già, e così le aule grandi, luminose (e deserte) della scuola che si chiama, naturalmente, “Altiero Spinelli”. Accanto all’atrio il murales di una grande balena rossa cattura lo sguardo, tra muretti dove spuntano ciuffi di capperi e qualche ginestra tardiva. «E allora facciamoli venire, accogliamoli questi ragazzi migranti, se apriamo le porte agli altri anche noi sopravviviamo, tutti siamo stati emigranti e immigrati, se ci barrichiamo tra isolani Ventotene muore, diventerà soltanto un villaggio vacanze». La maestra Anna Curci, 38 anni di insegnamento alle spalle, anima e memoria di questo istituto comprensivo dell’isola simbolo dell’Europa unita, gira orgogliosa ed energica per le classi: «Vedete quant’è bella la nostra scuola di Ventotene, pensate a quanti bambini potrebbero studiare qui, invece ne sono rimasti soltanto otto. Se non ci saranno nuove iscrizioni l’anno prossimo si chiude. Il sindaco ha ragione: ospitare dei bambini profughi può rilanciare la nostra comunità». Eccola allora Ventotene, poco più di un chilometro quadrato di sassi e vento, di mare e di memoria, dove nel 1941 i “confinati” Altiero Spinelli e Ernesto Rossi scrissero insieme a Ursula Hirshmann e Eugenio Colorni il “Manifesto per un’Europa libera e unita”, dove nel 2016 Angela Merkel insieme a Hollande e Renzi ha reso omaggio a quel “sogno” proprio sulla tomba del padre del federalismo europeo, in un foto ricordo famosa ma che sembra già vecchia. Duecento abitanti d’inverno (cinquemila d’estate) che oggi si dividono sul progetto del nuovo sindaco Gerardo Santomauro che vorrebbe far approdare sull’isola un gruppo di profughi bambini. «I nostri figli qui non hanno il pediatra, non c’è nemmeno il campo di calcetto, siamo noi i disagiati, non c’è bisogno di far venire altri poveri» rispondono però agguerrite le mamme di Ventotene.
Eletto due mesi fa con la lista civica “Buona Onda”, in questa estate cadenzata da sussulti razzisti, Santomauro ha lanciato l’idea controcorrente di ripopolare la scuola di Ventotene svuotata da calo demografico e emigrazione, accogliendo in una casa alloggio per anziani, già pronta e vuota, una decina di migranti in età scolare. «Non abbiamo più bambini, mandateci i profughi» è stato l’appello del sindaco, catapultato dopo quelle parole sulla ribalta nazionale tra consensi ma anche critiche feroci. Santomauro che a Ventotene è nato oggi di mestiere fa il notaio a Benevento, ma come per molti “l’isola” resta il luogo del cuore. «Incredibilmente, senza avvertirci, il Miur quest’anno ha cancellato dai suoi elenchi la nostra scuola secondaria di primo grado, dove erano iscritte due allieve. Capite? Soppressi d’ufficio. Ci siamo opposti, ma è evidente che il nostro destino è segnato. Se arrivassero invece altri bambini la “Spinelli” sarebbe salva». Da qui l’idea ispirata all’esperienza della Caritas nei “comuni- welcome” del Sannio, in cui famiglie di migranti hanno restituito vita a paesi semi-estinti addirittura con nuove nascite. «Se muore una scuola cosa resta? Ospitiamo turisti da sempre, perché non possiamo essere anche un’isola della solidarietà?». Perché la parola migranti spaventa. Anche se a sostenere il suo progetto ci sono parecchie voci forti del paese, il parroco della chiesa di Santa Candida, don Vincenzo Macera, la maestra Anna, il preside della “Altiero Spinelli” Vito Costanzo «l’integrazione – dice – è il futuro dei ragazzi», diversi giovani che sull’isola hanno scelto di tornare, come Giuseppe Gargiulo e i suoi soci che gestiscono il frequentatissimo bar “Verde” sulla piazza del Municipio. «Ho vissuto dappertutto – racconta Giuseppe – ma sono riapprodato qui. Se l’isola cresce è un soltanto bene. Però la vera svolta sarebbe l’apertura della scuola d’Europa di cui si parla da anni. Studenti di ogni nazione che qui ruotano per tutto l’anno. Un sogno».
Invece ad essere scettici, anzi apertamente contrari alla proposta del sindaco, sono proprio i diretti interessati, i genitori della “Altiero Spinelli”. Ed è davanti all’affresco della balena che Carmela, Rossella, Lucia si sono riunite tra figli e passeggini per manifestare il loro dissenso. Lucia dice subito, «non sono razzista». Però aggiunge: «Chi ci dice che gente verrà e se i nostri figli saranno al sicuro?». Più aperta invece un’altra mamma: «Siamo così pochi che i miei bambini spesso non sanno con chi giocare. Questi ragazzi immigrati potrebbero diventare nuovi amici». Carmela Curcio e Cataldo Matrone, quattro figli, (metà degli allievi della “Spinelli”) sono tra i più preoccupati. «Sandra, la più grande, deve fare la terza media ma ancora non sappiamo se potrà fare lezione. E l’anno prossimo – spiega Carmela con foga – io dovrò comunque spostarmi a Formia perché qui le superiori non ci sono. Gli stranieri non risolvono i nostri problemi, li aggravano. Perché il Comune con i soldi per i migranti non ci paga un alloggio sulla terraferma?».
Il tramonto come ogni sera “incendia” di rosa il carcere borbonico dell’isola di Santo Stefano, di fronte a Ventotene, dove durante il fascismo fu imprigionato Sandro Pertini. Il sindaco Santomauro non si scoraggia: «Sapevo che ci sarebbero state resistenze ma vado avanti. Spiegherò a tutti che i migranti hanno dei fondi a loro destinati che non gravano sulle casse del comune. Però i bambini arriveranno: Ventotene il simbolo dell’Europa, ma di un’Europa che accoglie e non discrimina».