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 2017  settembre 10 Domenica calendario

Madame Callas

Tre giugno 1979. Da una barca al largo del mar Egeo vengono disperse le ceneri di Maria Callas. A bordo, in prima fila, ci sono Ferruccio Mezzadri e Bruna Lupoli, autista e domestica al servizio della soprano di origine greca dagli anni Cinquanta fino alla sua morte. La foto che ferma quell’istante, rarissima, fa parte del libro Callas Confidential del fotografo francese Tom Volf, in uscita in Francia per Éditions de La Martinière, ed è uno dei tanti ricordi che dopo quarant’anni di silenzio i due assistenti della cantante hanno condiviso. Entrambi single con Maria hanno formato un nucleo familiare unico, un sodalizio emotivo difeso negli anni con un rigoroso riserbo e svelato per la prima volta solo al giovane Volf, trentuno anni, che così si candida – quasi per gioco – a diventare uno dei massimi esperti dell’artista. «Ho iniziato a studiare Maria Callas quando avevo ventotto anni, prima avevo a malapena sentito il suo nome, e ho avuto la fortuna di entrare in contatto con Georges Prêtre, il direttore d’orchestra scomparso lo scorso gennaio che è stato uno dei suoi più cari amici. Mi ha introdotto a Ferruccio e Bruna ( lui oggi è ancora vivo, lei è morta a fine luglio) e grazie alla sua raccomandazione sono riuscito a incontrarli».
Un appuntamento che cambia le sorti del lavoro di Tom Volf e gli permette di scoprire un vasto archivio composto da fotografie e documenti inediti appartenuti non solo ai due collaboratori ma anche ai tanti altri che il fotografo ha incrociato nei quattro anni di ricerca. Tutte queste testimonianze sono diventate parte del progetto multidisciplinare Maria by Callas, composto da un documentario, una mostra e tre libri. Tra questi c’è anche, appunto, Callas Confidential, dove Volf ha raccolto il materiale appartenuto a Ferruccio e Bruna, le immagini di una vita trascorsa insieme e anche la fotografia di quell’ultimo viaggio sull’Egeo. Un libro nel quale a parlare è solo Maria, attraverso le interviste rilasciate tra il 1959 e il 1977, a eccezione di un breve ricordo dei due assistenti. “Non posso credere che siano passati quarant’anni anni dalla morte di Madame, insieme abbiamo riso e insieme abbiamo anche pianto”, dice Bruna. D’altronde proprio di lei Maria Callas diceva al critico musicale John Ardoin “sapete chi è l’unica persona sulla quale posso contare sempre? La mia domestica che mi adora, mi idealizza e che per me è una madre e una sorella”. E Ferruccio, che abita in una casa modesta a pochi chilometri da Busseto, spiega: “Noi tre abbiamo vissuto come una famiglia per ventidue anni. Non ci ha mai considerato come dei domestici ma sempre con grande rispetto e affetto”.
In questi quarant’anni in tanti hanno cercato di contattarli, su Bruna è stata scritta anche una pièce non autorizzata, e c’è chi ha parlato di un patto del silenzio fatto dopo la morte dell’artista. Dice Volf: «Non c’era nessun patto, Ferruccio e Bruna sono persone discrete che con Maria Callas hanno vissuto una vita intima e non volevano dare in pasto alla stampa, soprattutto a quella di gossip, questa intimità. Sono stati la sua famiglia, hanno sofferto per la sua morte e per tutto quello che è stato scritto dopo. Con me si sono confidati perché hanno capito che il mio lavoro era diverso. Volevo restituire Maria Callas alla sua verità, alle sue parole. Questa idea li ha conquistati e hanno voluto seguire tutta la lavorazione».
Tutti i materiali raccolti sono diventati parte della Maria Callas Foundation. «Una fondazione che ha lo scopo di preservare gli archivi e di promuovere la sua eredità nel modo giusto. Stiamo lavorando affinché diventi anche un museo a Parigi». Una missione, quella di restituire al mondo la vera Divina, che il giovane fotografo spiega così: «Vengo da un’altra generazione e ho scoperto che su di lei sono stati raccontati quarant’anni di cliché. Come quello della diva melodrammatica, una pura creazione dei media. Maria Callas è stata semplicemente una donna che ha avuto grande successo nella vita professionale, meno in quella sentimentale. È stata sposata, divorziata, ha amato di nuovo, lui si è risposato, lei no. Non ha avuto figli. Cosa c’è di melodrammatico in questo? Ha vissuto le sofferenze di ogni donna e anche l’immagine della sua morte in solitaria deve essere rivista. Fino a poche settimane prima della scomparsa frequentava gli amici e lavorava al progetto di una nuova registrazione del Werther di Massenet. Aveva il cuore spezzato, quello sì, perché due anni prima era morto l’unico uomo che avesse mai amato. Ora siamo nelle condizioni di poter iniziare a scoprire chi era veramente. Poche ore prima di morire Bruna mi ha detto: “Madame sarebbe orgogliosa del tuo lavoro”».