Corriere della Sera, 9 settembre 2017
Terremoto di 8.2 gradi in Messico. Metà Paese in strada, decine di morti
RIO DE JANEIRO Solo la profondità dell’epicentro e la notevole distanza dalla grande capitale hanno impedito che il terremoto avvenuto nel cuore della notte, in Messico, si trasformasse in una catastrofe epocale. Sarebbero invece poche decine le vittime della prima forte scossa, che ha raggiunto il grado 8.2 della scala Richter, partendo dai fondali del Pacifico davanti alla costa sud-orientale del Messico e arrivato con forza anche in Guatemala e El Salvador. Il conto delle vittime, a quasi 24 ore dal sisma, è di almeno 58 morti e alcune centinaia di feriti, con danni notevoli negli Stati di Oaxala e Chiapas. I sismografi del continente hanno visto le lancette schizzare ad un livello leggermente più alto che nel tragico settembre del 1985, quando buona parte di Città del Messico venne distrutta e si contarono migliaia di morti. In quell’occasione l’epicentro fu a 400 chilometri dalla megalopoli e assai più superficiale; stavolta la distanza è oltre il doppio e le città più colpite non sono molto popolose. La profondità della scossa ha anche evitato che la costa pacifica fosse colpita da uno tsunami, per il quale comunque era partito un allerta immediato di evacuazione. Nelle località balneari di Acapulco e Puerto Escondido in molti hanno lasciato la costa per fuggire sulle colline. L’onda però ha superato a malapena il metro.
Mentre sul versante caraibico, gli occhi erano e sono ancora puntati sull’uragano Katia, che arriverà oggi nello Stato di Veracruz quasi in contemporanea con il gemello Irma atteso in Florida, i palazzi e le case di mezzo Messico hanno iniziato ad oscillare con forza, creando il panico. Si stima che almeno 50 milioni di messicani abbiano sentito la scossa, più di metà dei suoi abitanti, ha detto il presidente Ernesto Peña Nieto, e molti di loro sono scesi in strada in pigiama (mancava qualche minuto alla mezzanotte). La curiosità di questo terremoto sono i bagliori verdi in cielo che molti messicani hanno visto durante la scossa. Sono le cosiddette luci telluriche, che appaiono in alcuni sismi (successe all’Aquila), e sulle cui cause ancora non c’è consenso scientifico. L’ipotesi più accreditata è che si tratti di scariche elettriche causate dalla compressione delle rocce. Nel frattempo un paio di milioni di abitanti sono rimasti senza luce per i danni agli impianti di trasmissione.
La città più colpita è Juchitan, nello Stato di Oaxala, dove le vittime sarebbero almeno venti. Buona parte si trovavano in un hotel che è andato completamente distrutto. Hanno tenuto solo gli edifici più moderni, costruiti con criteri antisismici, mentre sono venute giù le case del centro storico. Nel Chiapas i morti sono stati una decina. Nonostante la scossa più devastante sia stata seguita da uno sciame di centinaia di assestamenti minori, i geologi avvertono che potrebbe verificarsi nelle prossime ore una replica di almeno il 7° grado Richter e l’allerta in tutto il Messico resta a livello massimo. In undici Stati della federazione le scuole sono rimaste chiuse ieri.