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 2017  settembre 11 Lunedì calendario

La via meteorologica al consenso: quando piove il governo è sempre ladro

La via meteorologica al consenso segue percorsi circolari e irresistibili. Virginia Raggi, che irrideva il sindaco Ignazio Marino («Domani piove, gonfiate i gommoni»), è adesso irrisa dal Pd («Mai viste pippe simili», Roberto Morassut), che a suo tempo era irriso dal centrodestra («Marino è l’unico a non aver previsto le previsioni», Luciano Ciocchetti), che a suo tempo era irriso dal centrosinistra («Alemanno è ridicolo, se la prende con le previsioni», Enzo Foschi), che a suo tempo era irriso dai Cinque stelle («Piove un giorno e Roma diventa la città più invivibile d’Europa», Alessandro Di Battista), che oggi sono irrisi da tutti. In teoria, andremo in avanti in eterno: vista dall’opposizione, la pioggia è sempre un po’ più bagnata della pioggia vista dal Campidoglio: soltanto da lassù si coglie l’ineluttabilità degli elementi.
Gianni Alemanno sottolineò «la straordinarietà dell’evento», Ignazio Marino sottolineò «l’evento di natura eccezionale», e adesso Raggi sottolinea «le precipitazioni con carattere di eccezionalità». Ma è difficile ottenere attenuanti da chi non ne ebbe, visto lo spessore da faida preadolescenziale della politica italiana, e romana in particolare. Eppoi stavolta lo gne gne delle opposizioni viene facile visto l’approccio sbruffoncello dei ragazzi di Beppe Grillo all’amministrazione. «Con noi al governo di Roma nei primi sei mesi azione devastante per pulizia tombini chiusi scoli e fogne», prometteva il Movimento su Twitter, in campagna elettorale. Di mesi ne sono trascorsi quindici e l’azione devastante non s’è vista, o non ha prodotto effetti. Eppure soltanto un paio di settimane fa l’assessore romano ai Lavori pubblici, Margherita Gatti, aveva un po’ ottimisticamente (e imprudentemente) annunciato che proseguivano «senza sosta gli interventi di pulizia di caditoie e bocche di lupo pianificati dal Comune di Roma, per prevenire occlusioni e allagamenti in vista delle piogge autunnali».
Tutto questo sarebbe anche spassoso se non se ne vedesse una variante, appena attenuata dal lutto, a Livorno dopo il disastro. Il sindaco a Cinque stelle Filippo Nogarin, anche se con toni non rivendicativi né ostili, ha precisato che l’allarme segnalato dalla Protezione civile era a livello arancione (tre su quattro), eppoi il nubifragio si è dimostrato più meritevole di codice rosso. E lì il presidente della Regione, Enrico Rossi (Pd), ha precisato che il codice arancione si differenzia dal rosso non per l’intensità ma per l’estensione della minaccia, e già concede ai sindaci un sufficiente margine di manovra. E la via meteorologica al consenso si apre un varco anche fra le macerie.