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 2017  settembre 10 Domenica calendario

Gli italiani sono i bamboccini più accompagnati del mondo. L’Istat: tra gli 8 e i 14 anni meno di uno su tre va a scuola da solo

Domani suona la campanella per i bambini più accompagnati del mondo. Quelli italiani, nella stragrande maggioranza portati e prelevati davanti al portone di scuola da mamma, papà, nonni o baby sitter. Nella media italiana meno di un bambino su tre va a scuola da solo. Una quota molto bassa, che ci pone in coda nei confronti internazionali sulla mobilità indipendente dei bambini, dove svettano Finlandia e Germania. Da questa comparazione parte uno studio Istat che, utilizzando i dati sull’uso del tempo dei bambini italiani, si avvicina nel dettaglio ai comportamenti dei nostri «bamboccini» (e soprattutto dei loro genitori). Lontanissimi dai primi della classe finlandesi, che vanno a scuola da soli al 98-99%, ma anche dai coetanei tedeschi, che superano il 90 per cento.
Lo studio, curato dalle ricercatrici Eleonora Meli e Laura Cialdeo, non prende in considerazione i più piccoli né chi vive lontano da scuola: è concentrato sui bambini-ragazzi di 8-14 anni che abitano entro un chilometro dall’aula che devono raggiungere. Nella media di un giorno feriale, sono il 30,3% di loro va a scuola da solo: sono circa 200.000. La quota dei baby-indipendenti scende se si guarda ai più piccoli (il 17,3% della fascia 8-10 anni) e sale tra i più grandi: ma anche alle medie, nella fascia 11-14, la percentuale di ragazzi che vanno a scuola da soli non arriva al 50%. L’autonomia si rafforza – ma di poco – se in famiglia c’è un fratello o una sorella, che fa da compagno di strada o da apripista nell’attenuare le paure dei genitori. E c’è anche una differenza di genere, con una leggera prevalenza dei maschi negli spostamenti autonomi (31,8% contro il 28,3% delle femmine). Ma soprattutto risulta determinante il possesso dell’auto: il 47,7% dei bambini la cui famiglia non ha l’auto va a scuola solo.
Conta molto, naturalmente, la dimensione dei Comuni, e a volte riserva qualche sorpresa. Come ci si potrebbe aspettare, i bambini più autonomi sono quelli dei piccoli paesi, sotto i 2000 abitanti, in cui svettano per autonomia i più piccoli: vanno a scuola da soli, tra 8 e 10 anni, in quasi 8 casi su 10; ma stanno sopra il dato nazionale anche i ragazzi dei centri e delle periferie delle grandi aree metropolitane (stavolta la media è tirata su dagli 11-14enni), mentre i più «accompagnati» di tutti sono i bambini e i ragazzi delle città medie: in quelle sopra i 50.000 abitanti, solo il 22,4% non viene accompagnato a scuola da un adulto. Le cose vanno ancora peggio se si guarda ad altri spostamenti, verso altri posti diversi dalla scuola, palestre o ritrovi di amici che siano: al pomeriggio si muove autonomamente meno di un bambino-ragazzo su cinque, nella media della fascia d’età 8-14 anni.
Un gruppo di ricercatori del Cnr, guidati dallo psicopedagogista Francesco Tonucci, ha da tempo acceso il faro sulla necessità di dare più autonomia di movimento ai piccoli, sia per la loro crescita che per il bene delle città. Rifacendosi ai loro studi, le due studiose dell’Istat aggiungono dati e spargono sale sulle ferite. Per esempio, mettendo in evidenza la correlazione tra gli spostamenti indipendenti e altri aspetti dell’autonomia, come il lavarsi e vestirsi da soli, e fare i compiti senza l’assistenza di mamma o papà. I bambini, anche più piccoli, che vanno a scuola non accompagnati sono tra quelli che fanno più spesso i compiti da soli, e si lavano e si vestono senza supervisioni, insistenze, aiuti. Non è chiara, avvertono gli esperti, la direzione della correlazione, se viene prima l’autonomia nello scegliersi la maglietta e nell’allacciarsi le scarpe o la capacità di arrivare a scuola da soli, a piedi o in bicicletta: ma certo il risultato finale è positivo.