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 2017  settembre 07 Giovedì calendario

Dieci malati al giorno di tubercolosi

La premessa è d’obbligo. Fa più impressione a pensarci che a vederlo dal vivo. Però i dati restano oggettivamente poco rassicuranti. In Italia sono tornate lebbra, tbc e scabbia, cioè quelle malattie che eravamo abituati a studiare sui libri di storia. Chiariamo subito: la medicina ha fatto passi da gigante e di queste malattie non si muore più, inutile gridare all’allarmismo. Tuttavia a snocciolare rapporti ospedalieri, report infermieristici e statistiche mediche sembra di aver fatto un bel balzo nel tempo. Indietro. La tubercolosi tiene banco, con 3769 casi accertati nel 2015, la metà dei quali per cittadini stranieri (e spesso detenuti). E se a livello globale gli scienziati sono costretti ad ammettere che «l’epidemia in questione è più ampia di quanto finora si credeva», pazienza. Nell’ottobre scorso le tabelle dell’Oms sulla presenza di tbc in Italia dicevano 10 ammalati nuovi al giorno, 120 se si alza il tiro con la cosiddetta sindrome «multiresistente» e circa 350 decessi all’anno. 
Per quanto riguarda il batterio Mycobacterium leprae (la lebbra), l’ultimo caso confermato nel Belpaese risale al maggio 2017: un ragazzo nigeriano di 29 anni si è spaventato quando ha notato strane escoriazioni su mani e piedi e l’hanno ricoverato in un centro specializzato. Nel 1930 questa patologia interessava 312 pazienti dello Stivale, sembrava scomparsa, ma da qualche anno ha rifatto capolino negli ospedali: e tanto basta all’Oms per bollarla come «riemergente» pure da noi. Ci sarebbero, in Italia, una manciata di episodi all’anno, non di più, e nella maggior parte a danno di immigrati che sbarcano sulle nostre coste con il virus già addosso visto che l’incubazione può durare anche 10 anni. Ad ogni modo bisogna star tranquilli: questa malattia oggi è facilmente curabile, non si contrae stando semplicemente a contatto con persone già malate e alla prima somministrazione di rifampicina (l’antidoto di turno) l’infettività viene ridotta del 99%. 
Numeri più elevati sono quelli della scabbia, morbo che il sito del ministero della Salute definisce «banale e per il quale si dispone di farmaci efficaci e a basso costo». L’anno scorso i medici italiani hanno curato più di duemila casi e infatti le autorità parlano di «un aumento» collegato «probabilmente alla crescente diffusione dei viaggi in Paesi dove la malattia è più diffusa». Nel 2015 gli esperti raccontavano che circa il 10% dei migranti che sbarcano a Lampedusa ce l’hanno. All’appello delle malattie che pensavamo legate al passato e che invece tornano in auge si aggiungono anche la rosolia (38 casi nel 2015), la scarlattina (qualche migliaio di casi all’anno) e la pertosse (negli ultimi dieci anni 6.89 ). Sulla malaria e il caso della piccola di Trento a tagliare la testa al toro è l’ufficio europeo dell’Oms che scrive sul suo sito: «Il rischio di focolai di malattie come la malaria può essere aumentato da un afflusso massiccio di rifugiati, come è successo di recente in Grecia con i profughi pakistani».