La Stampa, 8 settembre 2017
Le sei testate che sconvolgono il club delle potenze nucleari
Il ritorno dalle ferie ci ha scaraventati in un clima plumbeo, risvegliando un’antica paura mai del tutto sopita: la bomba atomica.
Il lancio del missile nordcoreano che ha sorvolato il Giappone ci ha improvvisamente ricordato che il nostro mondo vive in equilibrio precario, seduto su oltre diecimila armi nucleari dislocate in varie parti del pianeta.
La stragrande maggior parte appartengono a Stati Uniti e Russia che si erano dotati dell’atomica già prima degli Anni Cinquanta. Oggi le due super potenze uscite dalla Guerra Fredda possono ancora contare su un arsenale inimmaginabile per altre nazioni: 4480 testate Washington e 4500 Mosca (dati del 2017).
Nel corso degli anni, tuttavia, altre nazioni si sono iscritte a questo ristretto club fatto di valigette e bottoni rossi, In primis il Regno Unito, quindi la Francia (che oggi è la terza potenza nucleare nel mondo), Cina, Israele, India, Pakistan. Buona ultima, anche la Corea del Nord che già nel 2015 si stimava avesse sei testate nucleari a disposizione.
Da oltre mezzo secolo, tuttavia, la situazione è questa. E ormai ci siamo abituati a camminare su un pianeta che vive di stalli. Ciò che spaventa delle ultime settimane è che, a differenza delle altre potenze nucleari, la Corea del Nord le sue bombe le lancia e le fa esplodere.