La Stampa, 8 settembre 2017
Sforbiciata sulle slot machine. Ma nasceranno i micro-casinò
Italiani sempre più un popolo di giocatori d’azzardo. Ma finalmente, dopo 18 mesi di braccio di ferro, Stato e Regioni hanno raggiunto un accordo per arrivare all’obiettivo di dimezzare le sale gioco nel giro di 3 anni, passando dalle attuali 98.600 a circa 50.000. La sforbiciata comincia con la rottamazione di 142.600 slot (su un totale di 265mila) che saranno tolte entro il 30 aprile 2018 da alberghi, edicole, ristoranti, stabilimenti balneari e anche bar e tabacchi. «L’accordo – commenta il sottosegretario Pier Paolo Baretta, Economia – è il primo significativo tassello di una strategia complessiva». Chiaramente un taglio così imponente porterà ad un calo delle entrate fiscali (l’agenzia Agipro calcola oltre 10 miliardi nel 2016), «ma la linea politica che abbiamo scelto – dice Baretta – mette in conto anche questo».
Per uscire dall’impasse, il governo ha dovuto però ingoiare un principio che non gli piaceva molto: nel caso ci sia una legge regionale più restrittiva, vince la norma regionale. Solo così si è superata l’opposizione della Lombardia, della Provincia di Bolzano e della Puglia. «In Lombardia – annuncia ad esempio l’assessore al Bilancio, Massimo Garavaglia – l’offerta di gioco diminuirà drasticamente appena scadranno le concessioni esistenti».
Punto qualificante della riforma è che le nuove macchinette dovranno essere evolute, e non potranno attivarsi senza inserire la card sanitaria o la «card dell’esercente» per certificare la maggiore età del giocatore. Anche le cinquantamila sale che sopravviveranno al taglio dovranno essere molto diverse dalle attuali e dovranno assomigliare a piccoli casinò, con una sala dedicata, sistema di videosorveglianza, tracciabilità completa delle giocate e delle vincite, segnaletica esterna riconoscibile, e soprattutto accesso selettivo. Il giocatore dovrà essere identificato mediante il documento d’identità. Vietato l’ingresso ai minorenni.
Questo sarà il nuovo standard nazionale, ma poi gli enti locali potranno intervenire. Alcuni imponendo uno stop al gioco per almeno 6 ore. Altri la distanza minima dai punti sensibili, quali scuole o ospedali, «consentendo però un’equilibrata distribuzione sul territorio allo scopo di evitare il formarsi di ampie aree nelle quali l’offerta di gioco pubblico sia o totalmente assente o eccessivamente concentrata».
Tutti contenti, meno i gestori che annunciano catastrofi. «Si va verso un’unica direzione: l’espulsione del gioco lecito, un settore che conta 6.000 imprese e 150.000 occupati» dice Stefano Zapponini, presidente di Sistema Gioco Italia (Confindustria). Concorda Massimiliano Pucci, presidente di Astro: «Il governo, che ha ceduto a tutte le richieste delle Regioni, ci dia una via d’uscita per tutti i posti di lavoro che si perderanno. Semplicemente s abolisce il gioco, perché è questo che avverrà. Come pensare a nuovi bandi di gara se le Regioni chiuderanno le porte al gioco? Basti pensare al Piemonte, dove il termine ultimo per il funzionamento delle slot machine è il 30 novembre 2017».