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 2017  settembre 08 Venerdì calendario

Malattie e migrazioni, quali sono i controlli per chi entra in Italia

1 La presenza di immigrati in Italia ha determinato l’aumentato rischio di malattie infettive in Italia?
(Risponde alle domande del Corriere Maurizio Marceca, presidente Società italiana medicina delle migrazioni)
Non è mai stato verificato un aumento di casi di malattie infettive per patologie che potrebbero essere state trasmesse da immigrati.
Al contrario è dimostrato che un migrante in condizioni di vulnerabilità sociale sia maggiormente suscettibile ad acquisire malattie di quanto sia capace di trasmetterle. L’Italia non registra dal punto di vista epidemiologico specifiche situazioni di allarme né epidemie a eccezione del morbillo, che dipende da altre cause.
2 Esiste un sistema di controllo sanitario dei migranti?
In Italia il ministero degli Interni ha stabilito delle procedure di prima accoglienza che riguardano il profilo sanitario. Sono coinvolte prefettura, questura, Asl e associazioni di volontariato.
Se si tratta di malattie infettive, viene attivata una rete per rintracciare e intervenire sui pazienti stranieri. In base a questo piano, i servizi sanitari devono individuare centri di riferimento dedicati.
3 Sono state di recente pubblicate le prime linee guida sulla salute dei migranti a cura dell’Istituto nazionale per la salute dei migranti diretto da Concetta Mirisola e della Società italiana medicina delle migrazioni. A quale scopo?
Le linee guida hanno un titolo significativo: «I controlli alla frontiera, la frontiera dei controlli». La finalità principale è proprio verificare su basi scientifiche l’appropriatezza e l’opportunità di controlli sanitari all’arrivo di migranti. Sono pubblicate inoltre le raccomandazione operative sui percorsi di assistenza.
4 Quali sono i problemi di salute più frequenti?
Gli immigrati presenti in Italia sono in grande maggioranza giovani e in buona salute, come dimostrano gli studi disponibili in letteratura scientifica, che tutti possono consultare.
5 La malaria può essere trasmessa da immigrati provenienti da Paesi endemici che nell’elenco riportato sulle linee guida sono circa 70?
La malaria non si trasmette da persona a persona, ma si contrae nelle aree in cui è presente, tra cui non figura l’Italia in seguito alla puntura della femmina di zanzara Anopheles in cui il plasmodio, cioè il parassita responsabile dell’infezione, deve poter compiere un ciclo di sviluppo.
È vero, la malaria è la principale malattia d’importazione in Italia, circa 3.600 casi tra 2010 e 2015. Significa che è stata diagnosticata in persone provenienti da aree endemiche e non che queste persone possano trasmetterla alla popolazione autoctona.
Quasi tutti i migranti d’altra parte al momento dell’arrivo nel nostro Paese dichiarano spontaneamente di avere la malaria che viene diagnosticata nei loro Paesi d’origine, dove la malattia è ben conosciuta.
6 Esistono individui più esposti di altri alla zanzara Anopheles, il vettore del parassita responsabile della malaria?
La zanzara non punge in base al colore della pelle, succhia il sangue dove lo trova. Chiunque può prendere la malaria, prova ne sono gli europei che si recano in aree endemiche per lavoro o turismo.
Da noi l’unica possibilità di trasmissione fra uomo e uomo potrebbe ipoteticamente riguardare una trasfusione effettuata con una sacca di sangue infetta, evento altamente improbabile visto che i donatori sono sottoposti ad accurate interviste e indagini e sono esclusi quelli provenienti da aree endemiche.