Corriere della Sera, 8 settembre 2017
Vaccini, il Veneto ci ripensa: niente strappi
ROMA Due giorni di contatti serrati Roma-Venezia. E alla fine il Veneto ha dovuto cedere. La Regione governata dal leghista Luca Zaia si adeguerà alla legge nazionale sui vaccini obbligatori. Nessuna moratoria fino al 2019. I bambini di asilo nido e materne che lunedì non saranno in regola con la documentazione non saranno accettati, come nel resto d’Italia.
Zaia in una lettera inviata alle ministre Beatrice Lorenzin (Salute) e Valeria Fedeli (Istruzione) a proposito del decreto del suo direttore generale, Domenico Mantoan, che deliberava lo slittamento dei tempi lo definisce «temporaneamente sospeso e non revocato, resta aperto il problema dell’urgente interpretazione della legge». Su questo il Veneto formulerà un quesito al Consiglio di Stato. L’alternativa sarebbero stati «dispendiosi e defatiganti contenziosi». Dal governo centrale infatti stava per partire un ricorso al Tar per bloccare l’iniziativa regionale con la richiesta di procedure urgente.
Soddisfatta la Lorenzin: «Apprendiamo con grande piacere la decisione del Veneto di allinearsi alla normativa nazionale». La Fedeli lo é altrettanto anche in qualità di mediatrice tra le parti: «Il nostro provvedimento riguarda la salute pubblica, la sua corretta attuazione è fondamentale». L’iniziativa autonoma di Zaia, secondo Roma, era molto debole. Non teneva conto dell’ultima circolare ministeriale del 1 settembre che semplificava le procedure di iscrizione a scuola a tal punto da accreditare come certificazione valida anche il riscontro di una richiesta telefonica alla Asl per fissare un appuntamento con i servizi vaccinali.
Il Consiglio di Stato non dovrebbe impiegare meno di due mesi per rispondere al quesito. Intanto il Veneto, dopo aver fatto ricorso alla Consulta contro il decreto, ne ha presentato un altro anche contro la legge. La prossima settimana dunque,convinte o no, tutte le Regioni applicheranno in modo univoco le nuove disposizioni per l’ingresso a nido, materne e scuola dell’obbligo. Anche la Lombardia, all’inizio recalcitrante, si è adeguata. Il presidente della Liguria e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti resta perplesso sul ricorso all’obbligatorietà: «Noi abbiamo fatto un grande lavoro per informare le famiglie e non creare percorsi a ostacoli. Zaia ha legittimamente difeso le sue posizioni».
Il segretario Pd Matteo Renzi punta il dito su Zaia e Lega: «Qualcuno sta continuando a giocare sporco su un tema che dovrebbe essere lasciato alla scienza». I capigruppo di Forza Italia Brunetta e Romani, prima della retromarcia, avevano invitato il governatore leghista a fare una riflessione.