Il Sole 24 Ore, 8 settembre 2017
Ecco cosa rischia l’Europa con le regole «light» di Trump per il sistema bancario
Con le dimissioni di Stanley Fischer dalla vicepresidenza della Federal Reserve, Donald Trump avrà probabilmente meno ostacoli per mantenere una delle sue promesse della campagna elettorale: deregolamentare il sistema bancario. Considerando che qualche mese fa l’amministrazione Trump ha sostituito nel consiglio della Fed Daniel Tarullo (che era uno dei sostenitori delle regole nate dopo la crisi per rendere più sicuro il sistema bancario) e tenendo conto che alla Fed ci sono altri tre seggi vacanti (che diventano quattro con l’uscita di Fischer e cinque con la prossima scadenza del mandato della presidentessa Janet Yellen), The Donald potrà “ridisegnare” la Fed per renderla potenzialmente più accondiscendente alla sua voglia di deregolamentare le banche. Questo solleva molte domande, soprattutto sui possibili rischi finanziari. Ma una su tutte inizia a preoccupare in Europa: la già tentennante economia del Vecchio continente si troverà a competere con quella degli Stati Uniti dove le banche saranno svincolate da molti limiti nell’erogare credito? Insomma: l’Europa è destinata a restare al palo della crescita, pur subendo i rischi globali che la deregolamentazione americana potrebbe comportare?
«È importante che l’Europa si assicuri che le banche del continente possano competere ad armi pari con quelle americane», ammoniva già a fine luglio il numero uno di Société Générale Frederic Oudea in un’intervista al Sole 24 Ore. «Si pone di certo un problema di competitività», osserva un banchiere che preferisce restare anonimo. È difficile quantificare l’impatto, nessuno l’ha fatto: ancora poco si sa di cosa Trump farà davvero, considerando che anche altre sue promesse elettorali sono state ridimensionate alla prova dei fatti. Ma qualche effetto, anche sull’Europa, la deregolamentazione americana affiancata all’iper-regolamentazione europea potrebbero averlo. Sia sulle banche, sia sulle imprese. E sull’economia.
Cerchiamo di immaginare quali. Il primo impatto della deregolamentazione del sistema bancario si dovrebbe vedere nella stessa economia americana: «La riduzione delle regole dovrebbe liberare risorse nei bilanci delle banche Usa, questo si dovrebbe tradurre in maggiore credito alle imprese e dunque in maggiore crescita economica», osserva Andrea Delitala, Head of Investment Advisory di Pictet Am Italia. E questo è proprio il motivo per cui Trump vuole “asciugare” la normativa sulle banche. La normativa attuale Dodd-Frank – secondo l’amministrazione Trump – ha infatti frenato il credito e lo sviluppo economico. La crescita del credito dopo la recessione del 2009 è stata più lenta rispetto alle precedenti crisi, scrive l’amministrazione Trump in un documento di giugno: questa volta è stata del 25%, contro il 64% seguito alla crisi del 2001. Piccolo dettaglio: Trump dimentica che proprio quella crescita del credito ha causato la crisi finanziaria del 2007. Ma tant’è: un’eventuale marcia indietro nelle regole dovrebbe dare un beneficio (con rischi crescenti) all’economia Usa. Anche se – ammonisce Delitala – potrebbe indurre la Fed a «stringere» più velocemente la politica monetaria, proprio per compensare il surriscaldamento del credito.
E questo in Europa che impatto potrà avere? Da un lato positivo, perché se l’America cresce il Vecchio continente ne beneficia sempre un po’. Ma in parte negativo, perché le nostre imprese e le nostre banche resteranno “svantaggiate” da un contesto in cui l’erogazione del credito resta difficile rispetto all’altra parte dell’Oceano. Quantificare l’impatto è però impossibile, anche perché – spiegano gli analisti – le nuove regole sarebbero applicate in Usa anche alle banche europee con sede oltreoceano. Il paradosso è che l’Europa resterebbe con banche ingessate in nome della stabilità finanziaria, ma esposta a possibili shock che – con la deregolamentazione – potrebbero arrivare dagli Usa.
In ogni caso la partita “chiave” per lo sviluppo del sistema bancario da entrambe le parti dell’Atlantico è un’altra: quella sugli accordi di Basilea 4. In questo caso le parti sono invertite almeno su un punto-chiave, perché gli Usa chiedono norme più stringenti sui modelli interni (perché sono usati soprattutto dalle banche europee): se in questo campo dovessero prevalere le volontà americane, allora lo svantaggio competitivo del Vecchio continente potrebbe aumentare. Ma si tratta di una partita ancora tutta da giocare.