La Stampa, 7 settembre 2017
Il campione di Subbuteo: «Molto meglio dei videogame»
Cinque volte campione del mondo di calcio. Calcio-tavolo, meglio conosciuto come Subbuteo. Panno verde, omini che simulano i giocatori che colpiscono la palla da mandare in gol. Definizione da profani, perchè per gli appassionati il Subbuteo è molto, molto di più. È il sogno-simulazione di essere allenatori e giocatori di una squadra vera. Mentre gli azzurri di Ventura stentano alle qualificazioni, la squadra italiana di Subbuteo a Parigi si è aggiudicata per la quarta volta di seguito il titolo mondiale travolgendo in finale l’Austria. Imbattibili.
A vivere questa favola, campionissimo di una disciplina che in Italia conta circa seimila praticanti, è Gianfranco Calonico, 47 anni, impiegato di Sanremo, rimasto folgorato dal calcio tavolo a otto anni. Il paradosso è che lui un campo da Subbuteo non l’ha mai avuto in casa. Ma ha il dono del controllo, di mandare quell’«omino giocatore» in gol con abilità e naturalezza uniche. «Andavo a giocare a casa di un amico che aveva il panno verde, le porte e tante squadre. Facevamo dei campionati tutti nostri. Io ne avevo una sola ma mi divertivo lo stesso». E dietro un lancio, una punizione, un cross e un gol c’era la squadra del cuore, la Juventus. Ha giocato fino a 12 anni, poi hanno prevalso il motorino e le ragazze.
Intorno al panno verde del Subbuteo è tornato nel 2007, sempre per «colpa», o merito visti i risultati, degli amici. «Ci vediamo una volta alla settimana, si sta insieme, si gioca». Poi è nata la società «Master Sanremo» e sono arrivate le iscrizioni ai campionati, le vittorie a livello nazionale internazionale. Calonico di mondiali ne ha vinti cinque, uno individuale e quattro a squadre, un record: «Negli anni sono cambiati i materiali, ma non la sostanza del gioco – spiega – adesso c’è chi per una squadra arriva a spendere anche più di cento euro, chi passa le notti a disegnare le magliette, i calzoncini, i numeri». Lui no, gioca con i «fantasmi», che sono calciatori non pitturati, usciti direttamente dagli stampi di fabbrica. «Così penso alla sostanza, ad attaccare e vincere, perchè quella è la strategia migliore, il catenaccio non esiste» – commenta. E i «fantasmi» gli hanno portato bene visto il quinto titolo mondiale conquistato a Parigi insieme a Stefano De Francesco, Francesco Mattiangeli, Patrizio Lazzaretti, Gerardo Patruno e Massimiliano Croatti. «Adesso sono diventato papà, avrò meno tempo per il cacio tavolo, e per un ottimo motivo?». E la moglie cosa dice quando esce di casa con la squadra dei «fantasmi» sotto braccio? «Mi ha conosciuto che già giocavo, sa che vado dagli amici a fare qualche partita». Già, perchè il panno del Subbuteo Calonico non lo tiene sotto il divano come si faceva un tempo, magari attaccato ad una tavola di compensato.
Meglio il Subbuteo o il calcio sulle consolle? «Sicuramente il Subbuteo, lo consiglio a tutti i ragazzi. Si gioca, si sta insieme, è un momento di aggregazione che consente di divertirsi in modo naturale. I nostri giovani stanno troppo tempo attaccati ai videogiochi». Parola di un cinque volte campione del mondo che la voglia di divertirsi non l’ha ancora persa.