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 2017  settembre 07 Giovedì calendario

La Casa Bianca: «L’azione militare non è la prima scelta»

Un mare di contatti sulla crisi coreana, con tutti gli attori in movimento. Donald Trump ha avuto una conversazione telefonica piuttosto franca con il presidente cinese Xi Jinping e ha concesso ancora tempo alla diplomazia: «L’azione militare non è la mia prima scelta, staremo a vedere quello che succede», ha spiegato. La Casa Bianca vorrebbe che la Cina adottasse pressioni maggiori sulla Corea del Nord, magari bloccando le importanti forniture di greggio.
Il suo interlocutore ha replicato sostenendo che la soluzione deve essere raggiunta con metodi pacifici ed ha attribuito molta importanza alla visita che il numero uno statunitense dovrebbe fare in Cina entro la fine dell’anno. Pechino, in precedenza, non ha celato la sua opposizione allo schieramento di nuove batterie anti missile Thaad nella Corea del Sud: «Siamo seriamente preoccupati, Usa e Seul rispettino interessi e timori di altri Paesi». Il tema è sensibile anche se scontato, da quando gli Stati Uniti hanno deciso di potenziare le difese dell’alleato, i cinesi hanno fatto fuoco di sbarramento. Una posizione condivisa anche dai russi.
Ieri Vladimir Putin ha incontrato il presidente sudcoreano Moon Jae-in al quale ha ribadito la sua posizione: 1) non c’è alcuna soluzione se si usano sanzioni e pressione; 2) non si può spingere nell’angolo Kim; 3) i test nordcoreani rappresentano una violazione delle risoluzioni Onu; 4) c’è ancora tempo prima di decidere su nuove misure punitive.
Mosca, d’accordo con Pechino, insegue l’idea del doppio congelamento. Pyongyang ferma le «prove» belliche, americani e Seul rinunciano alle esercitazioni. Proposta che potrebbe avere un senso ma che si scontra con il no sia del regime che della Casa Bianca. Il Maresciallo non vuole cedere sul suo dispositivo militare in quanto lo considera una protezione in chiave interna e una freccia importante da usare verso l’esterno.
La diplomazia si sviluppa in parallelo all’analisi degli specialisti. Le ultime valutazioni sostengono che la bomba fatta detonare dai nordcoreani pochi giorni fa aveva una potenza di 160 kilotoni. Una stima maggiore di quella resa nota nell’immediatezza dell’evento. Mentre l’intelligence teme un nuovo test. Pyongyang avrebbe spostato un sistema missilistico mobile sulla costa occidentale. Ma non sarebbe una sorpresa se fosse un diversivo.