Libero, 6 settembre 2017
Il Bitcoin è una boiata pazzesca. Gli Usa incoronano il nostro Sardex
«Un coltivatore di carciofi... un produttore di formaggi... un produttore di piastrelle... un macellaio: fanno parte di una rete di migliaia di imprese della Sardegna che non utilizzano soldi tradizionali per acquistare, vendere o pagare salari»: così la Cbs il network televisivo americano più visto dall’Alaska alle Hawaii presentava un mese fa al suo pubblico il «fenomeno Sardex», la moneta digitale italiana che fa scuola nel mondo ed è la coscienza critica di quei Bitcoin che la Repubblica popolare cinese ha appena messo al bando, con grande scandalo e con un crollo sul mercato digitale mondiale dei valori stratosferici ai quali i Bitcoin sono (erano) scambiati.
«Noi siamo un’altra cosa», sottolineano al quartier generale di Sardex: «Non c’entriamo niente, con i Bitcoin. Usiamo una nostra piattaforma digitale che tiene i conti di tutte le transazioni che avvengono nella nostra unità di scambio». E che quindi ne consente, di fatto, una sicura convertibilità in euro: quella convertibilità che invece è alquanto dubbia nel caso dei Bitcoin.
Ma andiamo con ordine per capire qualcosa in questa materia complicata e in fermento permanente. Chiunque sia andato una volta in crociera o in un villaggio turistico sa che, all’arrivo, ha registrato la carta di credito e messo da parte il portafoglio, in cambio di un carnet di buoni o di un’altra carta magnetica con cui, per tutta la vacanza, ha potuto pagare consumi e servizi. Alla partenza, ha saldato i suoi conti in euro e arrivederci. Un po’ come le fiches di un casinò. Ma senza rischio. Come mai? Perché in quella comunità ristretta la nave, il villaggio, ma anche il circuito dei 4000 esercenti che accettano i Sardex il valore di quell’unità di conto è riconosciuto e al momento buono, viene accettato al cambio.
Ovviamente, evitare l’uso di moneta vera conviene perché significa ridurre il denaro circolante e, in tempi di stretta creditizia, significa di fatto finanziarsi con la propria merce: se produco formaggio e devo pagare il dentista per mio figlio, e sia io che il dentista accettiamo i Sardex perché li usiamo io
per acquistare il latte e lui per pagare il barbiere, il gioco è fatto e non sono costretto a chiedere alla banca di anticiparmi, spesso tardivamente e a caro prezzo, gli euro per comprare il mio latte o pagare il mio dentista. Vado avanti a lavorare e a spendere, e periodicamente pareggio i conti in euro.
Per i Bitcoin funziona in un altro modo. Un valore sottostante condiviso da tutti coloro che li scambiano non c’è. Li si scambia e basta. Ma il valore di una moneta non si fonda solo sulla fiducia dei suoi utilizzatori ma anche sulle garanzie delle banche nazionali emittenti: invece nel caso dei Bitcoin, è solo il libero mercato che ne sancisce il valore e il cambio possibile, senza alcuna garanzia istituzionale, e quindi con forti rischi di disinganni e incagli.
In Cina i Bitcoin avevano attecchito complice soprattutto un’economia di scambio dove il nero è diffusissimo perché permette di dribblare i rigidi controlli statali post-comunisti sull’economia. Si calcola che già nel 2013 il valore degli scambi in Bitcoin avesse superato in Cina quello degli scambi in euro. L’ultima moda, è stata quella delle Ico,
una sigla che significa Initial coin offering (offerta iniziale di moneta) con cui nei primi sei mesi del 2017 sono state lanciate, naturalmente sul web, ben 65 aziende, che hanno raccolto 394,6 milioni di dollari in criptovalute da 105.000 investitori individuali. In tutto il mondo, avrebbero raccolto più di 1 miliardo di dollari: ma, dicono gli analisti, nel 10% dei casi, queste Ico riguardavano aziende-truffa.
«Attenti però: non buttiamo via con l’acqua sporca anche il bambino», ammonisce Pasquale Orlando, cofondatore di una delle più importanti aziende italiane del fintech (come si chiama la finanza digitale) Deus Technology: «Il sistema informatico che regge il fenomeno, la blockchain, funziona. È la moneta vera e propria che però non può basarsi solo su un software. Per meritare la fiducia di una nazione, e quindi del mercato globale su cui sarà scambiata, deve essere regolamentata e istituzionalizzata».