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 2017  settembre 06 Mercoledì calendario

Prima vittima: i giochi in Sudcorea

Il montare della tensione nella penisola coreana potrebbe affossare le prossime Olimpiadi Invernali, previste proprio in Corea del Sud, nella città di Pyeongchang, fra pochi mesi, dal 9 al 25 febbraio 2018. Gli organizzatori, radunati nel comitato POCOG (Pyeongchang Organizing Committee) hanno ammesso che le vendite dei biglietti sono davvero sottotono, anche per i tamburi di guerra rullati dal Nord. 
I primi biglietti sono stati messi in vendita già dall’ottobre 2016 e a tutt’oggi, dopo quasi un anno, il panorama è ancora deludente. Per cominciare, dal pubblico sudcoreano si attendeva l’acquisto di 600.000 biglietti, ma solo 52.000 di essi sono stati davvero venduti. Quanto al pubblico straniero, finora sono stati venduti solo 177.000 biglietti. Sono dati risalenti al 17 luglio, gli ultimi disponibili, ma divulgati di recente per non peggiorare la situazione. In totale, insomma, sono stati venduti 229.000 biglietti per un totale di 1,18 milioni di posti a sedere totali, distribuiti nei vari eventi e lungo le due settimane dei giochi, nonché cumulabili a seconda del tipo di biglietto. In pratica un flop all’80%. 
Il portavoce del comitato POCOG, Song Hun Seok, ha spiegato, evitando però accuratamente di menzionare i rischi di guerra: «È vero che la prima fase di vendita dei biglietti olimpici è stata insoddisfacente. Il paese ha risentito molto del clima dovuto allo scandalo corruzione che ha visto destituita la presidente della repubblica Park Geun Hye. Ma noi faremo ogni sforzo per rilanciare l’attrattiva delle Olimpiadi con numerosi eventi promozionali, inclusi spettacoli e campagne di pubblicità per le strade». Ora sono state aperte anche le vendite online e si spera di recuperare, ma le prospettive sono difficili. I prezzi sono un po’ per tutte le tasche, a seconda del pacchetto, si varia da un minimo di 20.000 won, cioè 18 dollari a un massimo sui 900.000 won, ovvero 803 dollari per le cerimonia di inaugurazione o chiusura. Ma il prezzo medio del 50% dei biglietti venduti è un tutto sommato accessibile 80.000 won, circa 71 dollari. 
Il problema è che gli sport invernali in Corea sono assai meno popolari che in Europa e proprio coreani dovrebbero essere, nelle previsioni degli organizzatori, il 70% degli acquirenti. Il restante 30% di pubblico lo si aspetta soprattutto da Europa e Stati Uniti, ma i rischi di un’escalation militare, quando non nucleare, tendono a frenare molto i turisti stranieri. A metà agosto il Comitato Olimpico Internazionale aveva già espresso preoccupazione per la crisi coreana. I missili di Kim Jong Un, insomma, prima ancora che devastare città, starebbero già centrando un primo bersaglio «virtuale» facendo affondare quelle che sarebbero le terze Olimpiadi Invernali ospitate in Asia, dopo la doppietta aggiudicatasi dal Giappone con i giochi a Sapporo nel 1972 e a Nagano nel 1998. La Corea del Sud aveva inoltre ospitato nel 1988 le consuete Olimpiadi di atletica, ma erano altri tempi.