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 2017  settembre 06 Mercoledì calendario

Le Carré, la spia che ritornò dalla guerra fredda. Esce domani in Gran Bretagna «A Legacy of Spies», in cui il grande scrittore fa rivivere uno dei suoi personaggi più celebri, George Smiley.

LONDRA John le Carré dice di amare la sua creatura George Smiley come se stesso, nella misura in cui è capace di amore per se stesso. «È la parte migliore di me», ha spiegato recentemente, e infatti dopo averlo mandato in pensione molte volte, a ventisette anni dalla sua ultima apparizione ne Il visitatore segreto, ha deciso di far rivivere il personaggio più rappresentativo della sua vasta produzione letteraria nel suo ventiquattresimo romanzo, A Legacy of Spies, letteralmente Un’eredità di spie, che uscirà domani nel mondo anglosassone e nei primi mesi del 2018 in Italia per Mondadori. PIÙ PROLIFICO CHE MAI
Le Carré, al secolo David Cornwell, ha 85 anni e negli ultimi tempi sembra più prolifico che mai: dopo il successo televisivo de Il direttore di notte, ha scritto la sua autobiografia, Tiro al piccione, e si prepara a vedere adattato per la televisione anche uno dei suoi romanzi più famosi, La spia che venne dal freddo. La trama prende le mosse proprio dai fatti raccontati in quel libro, del 1963, ossia un’operazione condotta dai servizi segreti britannici, che nell’universo di le Carré sono noti come il Circo, nella quale morirono l’agente Alec Leamas e della sua recluta e amante Liz Gold mentre cercavano di scavalcare il muro di Berlino per tornare ad ovest. Operazione sporca, pensata da Smiley uomo con «l’arguzia di Satana» – e condotta con una logica spietata da Guerra fredda che ora gli eredi di Leamas e della Gold hanno deciso di mettere in discussione, minacciando azioni legali nei confronti dell’MI6. Ma Smiley non si trova e la nuova guardia del Circo, ormai ospitata nella «grottesca fortezza sulle rive del Tamigi», decide di richiamare il suo ex braccio destro Peter Guillam per cercare di fare chiarezza sugli eventi che portarono alla morte dei due. Guillam ha i capelli bianchi, porta un apparecchio acustico e conduce un’esistenza bucolica e ritirata in Bretagna insieme a Catherine, la moglie molto più giovane di lui l’ultima di una serie impressionante di conquiste raccontate nei precedenti romanzi e la figlia di appena nove anni, Isabelle. Continua a lottare contro «le voci accusatorie» che agitano il suo sonno anche prima di ricevere la lettera dell’MI6, organizzazione dalla quale l’ex spia le Carré suggerisce che non si esce mai né mentalmente né legalmente, in cui gli viene annunciata la «frivola azione civile» che rischia di essere intentata contro l’operazione, chiamata Windfall, che aveva portato «alla morte del miglior agente segreto britannico con cui abbia mai lavorato e della donna innocente per la quale ha dato la vita». 
Guillam, in passato più a suo agio nel ruolo di burocrate che in quello di agente sul campo, si ritrova «costretto in età avanzata e con stupore a stabilire, ad ogni costo, la luce e gli aspetti oscuri del mio coinvolgimento nell’affare», spiega con una punta di vittimismo prima di osservare: «Se cercate degli scalpi, gli ho detto, andate dai grandi maestri dell’inganno, George Smiley e il suo padrone, Control». Se Guillam è anziano, a prendere per buone le descrizioni fatte da le Carré nei precedenti romanzi Smiley dovrebbe avere tra i 102 e i 111 anni, ma questo non basta ad impedire al grande romanziere di farlo rivivere in un colpo di scena ampiamente anticipato.
ANTIEROE
Smiley, nel suo essere profondamente antieroe, era nato come una scommessa: più il mondo si incantava davanti a James Bond e al suo eroismo muscolare, più il mondo di Le Carré si faceva labirintico e fumoso con confini incerti tra il bene e il male. Smiley, il più spia di tutti, l’uomo talmente intrecciato nei destini del paese da esserne l’anima nera, la coscienza, la struttura, è presente in molti dei migliori romanzi dell’autore tra cui La Talpa, è ormai una «vecchia spia senescente» che «cerca la verità nella storia» attraverso i libri e che ha un aggettivo amaro per descrivere quanto fatto: «futile». 
In un’intervista al Times le Carré, che si è sempre espresso in termini molto duri contro la Brexit, ha spiegato come per gente come Smiley il fronte della Guerra Fredda fosse quello in cui si stava lottando «per l’anima dell’Europa», per «la salvezza dell’Europa». Obiettivo evidentemente mancato che rende immorale quello che un tempo era eroico. Con il suo stile asciutto e nitido, le Carré porta avanti un racconto avvincente che fa rivivere il mondo complesso di cui Smiley è la stella polare. «A volte mi chiedo se sia possibile che una persona nasca segreta così come la gente nasce ricca, o alta, o con un talento musicale», osserva Peter con caratteristico acume. E la segretezza non è una qualità facile da difendere al tribunale della modernità.