la Repubblica, 6 settembre 2017
Di cosa si parla a Berlino: quell’antico fascino della scienza
Indubbiamente è una delle mostre berlinesi più belle dell’anno. La Haus der Kulturen der Welt ha appena inaugurato Art Without Death: Russischer Kosmismus, dedicata al cosmismo russo. Imperniata sulla fiducia illimitata nella scienza, basata sugli scritti di un filosofo visionario come Nikolaj Fedorov che predicava il superamento della morte attraverso le conquiste tecnologiche, il cosmismo deve il suo ingiusto oblio alla censura sovietica che lo bollò come movimento reazionario e lo seppellì nella memoria collettiva per decenni. Nell’era attuale di euforia tecnologica, intelligenza artificiale e passi da gigante nell’allungamento della vita, un’occasione strepitosa per ripercorrere il pensiero contemporaneo all’indietro e riscoprirne una delle origini più interessanti. Fedorov, negli anni dello zdanovismo più oltranzista, divenne una “non persona”. Ma i suoi sogni ottocenteschi (morì nel 1903) precedettero le più spericolate fantasie novecentesche: per Fedorov bisognava risvegliare tutti i morti che avevano vissuto sulla terra e creare spazio per loro su altri pianeti. Geni dell’epoca come il padre del suprematismo, Kasimir Malevic, l’inventore della noosfera Vladimir Vernandskij e il padre della cosmonautica Konstantin Ciolcovskij furono cosmisti. Oltre alle opere delle avanguardie russe, la mostra dedica spazio a film e documentari e a una conferenza che ne sviscera gli intrecci filosofici, scientifici e ideologici.