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 2017  settembre 06 Mercoledì calendario

Siria, il sogno continua. La strada per il Mondiale è lunga ma possibile

Una tregua in una partita di calcio, anzi due, e la sfida è sempre la stessa: Iran-Siria.
A Teheran succedono vari miracoli, poi revocati dalla realtà, ma alla fine resta uno spiraglio e in certi casi quel che serve è la speranza. La Siria ne ha ancora una, remota, di arrivare ai Mondiali. Le donne iraniane ne hanno ancora una, più concreta, di entrare in uno stadio alla prossima partita di calcio. Non è un risultato, ma neanche un sogno.
Dentro a un pari arrivato a tempo scaduto, la Siria, in guerra da sei anni, trova un posto ai playoff. Non proprio un accesso comodo, solo che ormai hanno dimenticato le strade semplici quindi festeggiano quella quasi impossibile. Ora c’è un primo ostacolo contro l’Australia, in ottobre, e poi un secondo con una tra Usa, Honduras e Panama: in Centro America le classifiche sono ancora confuse.
Il ribelle riammesso
La Russia resta un’idea vaga ma essere arrivati fino a qui nonostante tutto è un successo. E poi si gioca ancora, altri maxi schermi, altro talento che cresce a dispetto di tutto. Non si può parlare di favola, lo sport è quasi sempre la più comoda bandiera dei regimi e questa Siria non fa differenza. Alle conferenze stampa molti giocatori indossano la maglia con la faccia di Assad, la stessa foto che il pubblico agita in curva. Le vittorie vengono trasformate in propaganda e i giocatori ribelli perdono la maglia però uno dei cosiddetti «traditori», Omar Al-Somah, è rientrato nel giro. Uno di quei compromessi sportivi che possono diventare scintilla di futuro e proprio lui ha segnato il 2-2 al minuto ’93. Non è una favola, ma strizzata d’occhio del destino sì. 
Più passano i turni e meno il legame nazionale-regime è assoluto. La federazione resta un giocattolo di Assad, i messaggi contrari proibiti eppure la presenza di un centravanti non schierato è accettata. Sopportata. La Siria calcistica torna a essere un bene collettivo, il tifo, prima trattenuto per evitare di schierarsi, adesso viaggia più libero. Almeno lui.
La Siria è andata persino in vantaggio per prima ed erano 11 partite che l’Iran di Queiroz, già qualificato, non rimediava un gol in casa. Stavolta ne ha presi due, ma ai Mondiali per via diretta ci va la Corea del Sud, unica nazionale asiatica alla decima presenza. La Siria deve aspettare, come le iraniane che hanno comprato il biglietto per vedere l’incontro. Molte non erano neppure interessate solo che per la prima volta dalla rivoluzione del 1979 era concesso esserci. O così sembrava.
Il computer riformista
Lo hanno chiamato «glitch», un corto circuito informatico che ha emancipato, per qualche ora, le ragazze di Teheran. Non sono entrate, mentre le siriane cantavano e si emozionavano davanti al pari storico, le iraniane sono rimaste fuori. Ma la tv di Stato le ha inquadrate e il commentatore ha detto che era un peccato fossero ancora lì e loro hanno postato la foto del biglietto e l’hanno fatto girare: «Ci siamo anche noi». Nel 2015 l’arresto di una iraniana-britannica a una partita di volley ha cambiato le regole. Il calcio rimane «spettacolo non adatto», ma le clandestine della curva si fanno sentire. Le nomina pure il canale di Stato. Segno che il cambio non è più impossibile. 
Si resta in attesa: in realtà in Iran-Siria non è successo nulla però tutto è possibile.