Gazzetta dello Sport, 6 settembre 2017
A quattro anni muore di malaria in Italia: ma come è successo e bisogna allarmarsi?

Una bambina di quattro anni è morta di malaria a Brescia, e la storia è misteriosa perché la zanzara che trasmette quell’infezione in Italia non c’è e non c’è mai stata.
• Non potrebbe averla infettata qualcun altro?
La bimba, Sofia Zago, viveva a Trento. Salute molto cagionevole. Era in vacanza a Bibione e i medici le diagnosticarono un esordio di diabete. Era il 13 agosto. La studiano in ospedale a Portogruaro e il 16 la trasferiscono all’ospedale di Trento. Qui capiscono che il caso è grave e la trasferiscono d’urgenza agli Spedali civili di Brescia. Il 31 agosto le viene una faringite. Il 2 settembre perde conoscenza. Si sospetta un’epilessia, ma gli accertamenti risultano negativi. Le fanno un esame del sangue (emocromo) e alla fine vedono il Plasmodium Falciparum, il parassita che trasmette la malaria e con la malaria, molto spesso, la morte. È lo stesso protozoo che nel 1960 uccise Fausto Coppi. Lo inietta una zanzara particolare, che si chiama “Anopheles” e in Italia non c’è. Il plasmodium colpisce il cervello. La bambina non riprende conoscenza e nella notte tra domenica e lunedì muore. La famiglia non è andata in vacanza in paesi a rischio, anzi non è proprio andata all’estero. La primissima spiegazione, tutta da verificare, è che possa essersi infettata a Trento. Paolo Bordon, direttore dell’Azienda dei servizi sanitari del Trentino: «Il 21 agosto, ultimo giorno di ricovero della piccola per il diabete, è arrivata in ospedale a Trento una famiglia del Burkina Faso, di ritorno da un viaggio nel Paese d’origine, con due bimbi malati di malaria, che sono stati ricoverati, ma erano in stanze diverse».
• Se questa versione è vera, nell’ospedale di Trento c’è ancora un rischio.
Dice sempre il dottor Paolo Bordon: «Lunedì abbiamo messo delle apposite trappole per zanzare, che sono state rimosse ieri pomeriggio, mentre tutti i bambini ricoverati sono stati trasferiti ed è in corso la disinfestazione di tutto il reparto. Resta il fatto che la piccola Sofia è stata curata con materiale monouso e non ci sono state trasfusioni. La malaria non è trasmissibile da uomo a uomo e nessun altro paziente ha avuto dei sintomi riconducibili alla malaria». Alberto Matteelli, professore esperto di malattie tropicali degli Spedali Civili di Brescia: «La zanzara vive come ciclo 20 giorni e non ha progenie quindi non c’è il rischio che possano esserci altre zanzare nate dal vettore». Giovanni Rezza, medico epidemiologo e responsabile del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità: «È un caso criptico, rarissimo. Criptico perché questa malattia viene trasmessa da un certo tipo di zanzara che in Italia non c’è ed è ignota quindi la modalità di trasmissione. So che la piccola non è stata all’estero. A questo punto, occorre attendere l’indagine epidemiologica. Visto che in Italia la zanzara non esiste, la trasmissione allora può avvenire con contatto sangue nel sangue e quindi da qualcuno che ha già contratto la malattia». Claudio Paternoster, primario di malattie infettive all’ospedale Santa Chiara di Trento: «È la prima volta in trent’anni di carriera che assisto ad un caso di malaria autoctona in Trentino».
• È vero? Non ci sono precedenti?
Nel 1997, in Maremma, una donna di 60 anni venne punta da un Anopheles a Castiglione della Pescaia. Anche quella volta la donna non era andata all’estero. Si pensò a un’infezione da aeroporto, con la zanzara assassina trasferita in Italia dentro una valigia. Scrisse all’epoca Paola Catani: «Episodi del genere sono stati diagnosticati in tutto il mondo, in Italia ci sono stati nove precedenti negli ultimi dieci anni». La Maremma era stata celebre zona di malaria, nel 1902 ci furono sette morti su una popolazione di diecimila abitanti, e «una vittima negli anni Cinquanta» (Catani).
• Quindi, il caso è molto raro, ma non senza precedenti. Come andò con Coppi?
No, Coppi la prese in Africa. Era andato a fare caccia grossa nell’Alto Volta, con Geminiani, Anquetil, il presidente del Torino, Cillario, e uno studente di Genova, di nome Adriano Laiolo. Siccome non c’era acqua, i cacciatori per dissetarsi avevano masticato radici. Per dieci giorni (dal 10 al 19 dicembre) pranzi a base di carne di bufalo o di cobra. Quando gli fecero la prima analisi del sangue, non videro il Plasmodium Falciparum. E dire che Fausto era molto esposto alle infezioni, nel ’57 s’era preso il tifo. Finalmente, individuato il Falciparum, si vide che aveva già distrutto il 20 per cento dei globuli rossi. Il 2 gennaio, a 40 anni, morì.
• La scienza non ha inventato niente contro la malaria?
È diffusa soprattutto nell’Africa subsahariana, colpisce ogni anno 500 milioni di persone e ne uccide tre milioni (lo stesso dato riportato dal Corriere nel 1997). Un giovane scienziato italiano, Valentino Gantz, 33 anni, studiando la Drosophila (moscerino della frutta) ha scoperto un metodo per diffondere in una popolazione una variazione genetica. Applicato alla zanzara il metodo servirebbe a creare un insetto transgenico, innocuo per l’uomo.