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 2017  settembre 05 Martedì calendario

C’era una volta il fascino della maglietta numero 10

ROMA Ha straragione Gianni Rivera, uno che se ne intende come pochi altri, quando confessa che ormai «la maglia numero 10 la danno anche ai portieri». Come dire, in forma più greve: la danno a cani e porci. Una volta, prima di meritarsi quel numero, sinonimo di classe e personalità, dovevi sputare sangue, e metterti in fila; oggi, invece, basta un nulla e, oplà, te la ritrovi sulle spalle. Senza alcun titolo e senza alcuna responsabilità. Sarebbe troppo facile raccontare, ad esempio, qual era la situazione qualche annetto fa quando la 10 era la maglia di Platini, Di Bartolomei, Zico o Maradona; o di Antognoni, per non scomodare ancora Rivera oppure Sivori. E senza dimenticare Del Piero o un certo Robi Baggio. Fino a qualche mese fa c’era Totti, il 10 dei 10, ed era un bel campare. Ora c’è Dybala, l’erede di Alex, e non v’è dubbio che quella maglia sia su buone spalle. Ma avete provato a dare un’occhiata a tutti i 10 del nostro campionato? C’è da restare basiti, senza voler mancare di rispetto a nessuno. Detto che due club, Napoli e Roma, non l’hanno assegnata (e ci mancherebbe altro...), altrove siamo a livelli di lesa maestà. Ci può stare il Papu Gomez, ad esempio, per tutto quello che rappresenta per l’Atalanta; ci sta anche Felipe Andesrson per la sua qualità messa al servizio della Lazio; ad esagerare, pure Ljajic al Torino e Joao Mario all’Inter non sfigurano, ma poi? 
I MISTERI
Vogliamo parlare dei 10 di Bologna, Sassuolo e Spal? Cioè, Destro, Matri e Floccari? Tre giramondo che nulla hanno a che vedere con la storia e la tradizione dei tre club emiliani. Mah. E che dire di quanto accade al Chievo, con la maglia più ambita data a Gaudino, un ragazzino appena arrivato dalla Germania? Operazione di marketing, dicono. De chee??? E il 10 genoano di Lapadula? Chissà, forse un omaggio al mai dimenticato (da quelle parti) Skuhravy. Una bella responsabilità, in questo caso. Un senso un po’ più compiuto ce l’hanno il 10 di Ciciretti al Benevento e quello di De Paul all’Udinese, se non altro per le loro qualità tecniche in mezzo al campo. Improponibile per mille motivi, invece, il 10 del Verona a Cerci. Servono spiegazioni? No. A dir poco azzardato, poi, il 10 al doriano Djurcic, 20 presenze in due campionati con la maglia blucerchiata. Così come misteriosi appaiono i motivi che hanno portato la Fiorentina e il Milan a dare la maglia di Antognoni e Rivera a due neo acquisti, Eysseric e Calhanoglu. Scusate, ma a che titolo? Andrea Barberis (sì, Barberis...), genovese purosangue, è il 10 del Crotone. Così come il sardo al cento per cento Joao Pedro indossa la maglia simbolo del Cagliari. Ah, è brasiliano dite? Sì, è vero, ma ha un nonno che ha fatto il militare a Macomer, quindi...