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 2017  settembre 05 Martedì calendario

I pestaggi del sabato sera. «Buttafuori violenti abusivi o improvvisati nei locali c’è il Far West»

ROMA L’affittacamere rissoso Giuseppe Galvagno, ubriaco nella discoteca dell’Eur di Roma alle tre di mattina di sabato scorso, l’hanno finito con un calcio in faccia. «Una maschera di sangue», ripete la compagna. Erano buttafuori professionisti, 130 euro a serata. Italiani, tra i trenta e i quarantatré anni. Due di loro con figli. Erano in cinque attorno a un malfermo, anche se adesso l’inchiesta dovrà dire chi ha colpito, in che maniera. E dovrà provare a spiegare perché i vigilantes delle discoteche sanno trasformarsi in picchiatori dei loro clienti, a volte letali.
Anche ad Alatri – ma lì, circolo privato, il Miro, i bodyguard semplicemente non dovevano starci – gli addetti alla sorveglianza erano cinque. Lo scorso 25 marzo. Tre di loro, quando Emanuele Morganti, 20 anni, prese un portatovaglioli in faccia da un giovanotto brillo, s’avventarono sulla vittima. La fidanzata racconterà: «Invece di separare chi litigava, hanno iniziato a prendere a calci e pugni Emanuele costringendolo in un angolino a terra. Poi lo hanno portato fuori a forza». In piazza altri colpi, anche con un manganello firmato “Onore e fedeltà”.
Il racconto degli eccessi da buttafuori nelle ultime due stagioni si è intensificato. Una settimana fa, ad Aci Castello, un addetto alla sicurezza e un ex dipendente del locale Banacher hanno travolto un ventitreenne «che ballava in maniera scomposta». Trauma cranico e frattura della mandibola. Un ingegnere torinese di 50 anni, lo scorso 28 luglio, è stato pestato con noncurante brutalità da quattro addetti nei bagni di una discoteca-ristorante di corso Moncalieri. Ad aprile, a Rimini, un ragazzo di 23 anni ha rischiato di perdere un occhio: «I buttafuori mi hanno massacrato, uscendo da un parcheggio avevo rotto lo specchietto retrovisore dell’auto di uno di loro». E poi, a ritroso, il turista israeliano con una mascella rotta all’Art Cafè di Roma, un venticinquenne esanime fuori da una discoteca di Padova: «Volevo solo entrare». Il chirurgo di Palermo Aldo Naro è stato ucciso due anni fa da un calcio di un buttafuori di 17 anni reclutato allo Zen.
Una legge voluta dal ministro Roberto Maroni nel 2009, e aggiornata tre volte fino allo scorso dicembre, avrebbe dovuto consegnare ai locali da ballo italiani ventimila professionisti con patentino, rilasciato dalla Prefettura dopo controlli: nessun precedente penale, nessun coinvolgimento in atti di razzismo, una preparazione psicologica sufficiente per anticipare i problemi e gestire la pressione. «Questo mondo è un altro Far West», dice invece Vincenzo Del Vicario, segretario Savip, il sindacato autonomo della vigilanza privata. «Una volta era in mano a pregiudicati armati, ora a palestrati che muovono le mani, armi improprie, senza controllo».
Sono pagati 25 euro l’ora più Iva, per quattro ore a serata. Devono avere almeno la terza media. Buona vista e buon udito, non devono essere bevitori né assuntori di droghe. «Non possiamo fare questo lavoro neppure se abbiamo ricevuto una denuncia nei cinque anni precedenti», dice Claudio Verzola, un passato nell’Esercito, organizzatore della sicurezza per molti eventi, «abbiamo regole più stringenti dei carabinieri».
Maurizio Pasca, presidente del Silb, il sindacato dei locali da ballo, disegna i buchi del mestiere: «Troppe volte il personale è abusivo, soprattutto al Sud, dove le organizzazioni criminali ancora impongono questa figura». C’è una grande richiesta di addetti alla sicurezza in Italia, «ma le prefetture non rilasciano il patentino nell’immediatezza e i locali si arrangiano». I bodyguard sono in regola quando li inviano agenzie di investigazione private e istituti di vigilanza, «più difficile se sono assunti direttamente dalla discoteca». Le sanzioni ci sono: 2.500 euro per ogni addetto «non conforme». E chi collabora con le forze dell’ordine evita la chiusura del locale. Dice ancora Pasca, che gestisce un ritrovo vicino a Gallipoli e sul profilo Facebook posta ogni pensiero di Salvini: «Le discoteche sono lo sfogatoio di questa società multiviolenta e multirazziale, i buttafuori sono vittime della situazione. Ci vuole sangue freddo a resistere alle provocazioni, ma a volte si lasciano prendere la mano. Nelle sale da ballo ci vorrebbero le forze dell’ordine». Franco Cecconi, presidente dell’Associazione italiana sicurezza sussidiaria: «Chiediamo metal detector agli ingressi e e che la figura del bodyguard sia giuridicamente riconosciuta. Oggi il buttafuori non è rispettato, non ha l’autorità per intervenire».