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 2017  settembre 05 Martedì calendario

L’amaca

«Esistono i diritti di chi è accolto, ma anche quelli di chi accoglie». La frase è del ministro Minniti, ed è inappuntabile. Nel senso che nessun governo delle migrazioni è possibile, in Italia come ovunque, se non si cerca di offrire tutela e assistenza sia agli sradicati in fuga sia a chi se li vede arrivare sotto casa. Né l’incapacità di alcuni migranti di adeguarsi alle nostre usanze e alle nostre leggi, né l’eventuale grettezza degli indigeni, bastano a considerare l’uno o l’altro gruppo con indifferenza o con disprezzo. Attenzione, perché vale nei due sensi: recenti cronache ci hanno mostrato italiani spersi e imbarbariti, poveri di pensiero e di linguaggio, brutti sporchi e cattivi almeno tanto quanto i figli di nessuno sbattuti qui da qualche terribile deriva. Quasi “migranti interni”, reietti autoctoni che l’“italianità”, qualunque cosa significhi, non ha certo protetto dall’abbandono sociale e dallo sfacelo culturale.
Il problema è che fin qui la politica ha messo in contrapposizione, per calcolo o per cecità, i due gruppi. Il disgustoso razzismo di molta destra politica e mediatica si commenta da solo. La colpa opposta è ignorare la pochezza e la fragilità di una parte non piccola del nostro tessuto sociale. Il «ma anche» di Minniti cerca di tenere insieme due debolezze. E questo, non è di sinistra?