Corriere della Sera, 4 settembre 2017
I detenuti pompieri
NEW YORK Sono in prima linea anche negli incendi più pericolosi, come quello delle ultime ore sulle colline a nord di Los Angeles, il più grande che abbia mai lambito la città: 20 chilometri quadrati di devastazione, 2.500 ettari, oltre 700 abitazioni evacuate. Non li si distingue dai colleghi se non per le magliette che portano sotto i giacconi ignifughi: sul retro c’è scritto «Cdcr (che sta per California Department of Corrections and Rehabilitation) prisoner». Sono i circa 4.000 detenuti (e detenute) che hanno deciso di scontare la pena (di solito per furto, possesso di droga, guida in stato di ebbrezza) servendo nei vigili del fuoco: un incredibile 40% dell’intero corpo statale. Vengono pagati circa 3 dollari l’ora, con un extra di due quando vanno tra le fiamme; molto più della media dei carcerati dedicati ad altre mansioni (che prendono tra gli 8 e i 45 centesimi) ma infinitamente meno dello stipendio di un professionista, che parte da 40 mila dollari l’anno. E molto meno dura anche il loro addestramento: tre settimane contro i tre anni dei civili.
Il primo campo dedicato ai prigionieri-pompieri fu aperto in California nel 1946 e oggi, racconta il New York Times Magazine, ce ne sono anche tre solo per le 250 donne che hanno aderito al programma. Con gli spazi all’aria aperta, le biblioteche, il barbecue per quando arrivano i parenti, le sessioni di yoga e meditazione e il senso di comunità che li caratterizza rappresentano una alternativa relativamente allettante al carcere. Ma il lavoro è duro – i Marines dei vigili del fuoco li chiamano – e molte associazioni protestano che con una paga meno che simbolica la loro equivalga a una forma di schiavitù. E fanno pressioni sullo Stato, che grazie a questo programma risparmia la bellezza di 100 milioni di dollari l’anno, affinché dia ai detenuti almeno delle prospettive. Oggi invece quanti usciti dal carcere volessero proseguire la carriera di vigili del fuoco in modo professionale si vedrebbero sbattere la porta in faccia dai comandi di molte contee.
A Marquet Jones, che sta al campo Rainbow vicino San Diego, non importa. «Mi fa sentire bene vedere i bambini con i cartelli “grazie per aver salvato la mia casa”», dice al Times. Ma con un training così limitato, il problema della sicurezza sta facendo scendere le adesioni (-13% in nove anni, secondo il San Francisco Chronicle ). A maggio un albero caduto ha ucciso un detenuto, a luglio un altro ha perso la vita dopo essersi tagliato accidentalmente con una motosega. E l’anno scorso a febbraio è morta la prima donna: Shawna Lynn Jones, aveva 22 anni e le mancavano due mesi per tornare a casa.