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 2017  settembre 01 Venerdì calendario

Tornano gli spazzacamini

La “raspa” legata alla cintura dei pantaloni, per pulire gli angoli più nascosti. La “squareta”, il bastone a cui agganciare il “riccio”, un sistema di lamelle staccate dalle molle di sveglie e orologi, per andare in profondità. E i sacchi, ricolmi di fuliggine. Spazzacamini adulti e bambini, vestiti di stracci e con le guance sempre sporche di carbone. Un tempo. Ora, invece, agli attrezzi di una volta se ne sono sostituiti altri. Imbragature, aspiratori, persino telecamere per controllare le cavità più profonde. Ma il fascino del mestiere, legato a doppio filo alle tradizioni, è rimasto quello di sempre. Tanto che, da oggi fino al 4 settembre, a Santa Maria Maggiore (Verbania), piccolo paesino della Valle Vigezzo, è in programma il Raduno Internazionale dello Spazzacamino, giunto alla sua trentaseiesima edizione. Ricordi, musica, racconti e sfilate, in quel territorio che già sulle carte geografiche del ’500 era segnalato come “Valle degli Spazzacamini”. Ma anche un’importante sensibilizzazione sulla piaga dello sfruttamento minorile, una delle pagine più nere nel rapporto tra uomo e fuliggine durante l’800 e i primi del ’900. 
I primi ad arrivare, nei giorni scorsi, sono stati gli americani. Poi, via via, tutti gli altri. Dai tedeschi, la delegazione più corposa, agli olandesi, dagli svizzeri ai norvegesi. Oltre, ovviamente, agli italiani. Per un totale di mille professionisti del camino giunti da ogni angolo del mondo. C’è persino un giapponese. «Lui è un nostro fedelissimo che ci segue ormai da diversi anni», spiegano gli organizzatori. In questa edizione, però, la novità è rappresentata dai russi. «Saranno dodici, che non è per niente male come prima volta». Per quanto riguarda gli spettatori, invece, le aspettative sono in linea con il boom degli ultimi anni, quando la Valle Vigezzo è stata invasa da 30 mila persone. Così, le camere degli alberghi della vallata già da qualche giorno hanno fatto registrare il tutto esaurito. «Siamo molto soddisfatti di questi numeri, specialmente se si considera che questo è l’unico raduno di spazzacamini al mondo. Gli spettatori vengono da tutta Italia, soprattutto dal nord, ma anche dall’estero. I tedeschi raccontano che tornano qui per riabbracciare la culla del loro mestiere», spiega Anita Hofer, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Spazzacamini e anima dell’evento. Tra i partecipanti si contano molti discendenti degli spazzacamini vigezzini che emigrarono oltre confine nell’Ottocento. Su tutti, i Vittali, famiglia olandese di origine italiana, che a più di duecento anni di distanza ha mantenuto come stella polare il mestiere degli avi. 
Impossibili da non vedere durante la suggestiva sfilata che andrà in scena domenica. A differenza dei più classici spazzacamini, vestiti di nero per ovvi motivi, gli olandesi sfilano in bianco, accompagnati dai vecchi attrezzi di un tempo. Chi, invece, se la passa meglio, tra gli “uomini neri” di tutto il globo, sono sicuramente i norvegesi. Certo, il lavoro non può mancare, viste le temperature che stritolano il nord Europa d’inverno, ma a fare la differenza non sono solo le (alte) cifre riportate in busta paga, bensì «le tutele e le sicurezze di un mestiere che si inquadra in vere e proprie confederazioni». Quello che, invece, non succede in Italia, dove sì c’è un tariffario nazionale di categoria, ma molto dipende anche dalla distanza e dal tipo di intervento. Il movimento, però, è in crescita, se si considera che ogni anno sono 450 gli allievi aspiranti spazzacamini che partecipano ai corsi di formazione organizzati da Anfus (Associazione nazionale fumisti e spazzacamini). A dare slancio al settore, con un aumento del giro d’affari del 30% negli ultimi dieci anni, paradossalmente ha giocato un ruolo fondamentale la crisi economica. Al riscaldamento a metano, infatti, molte famiglie hanno iniziato a preferire «caminetti, stufe a legna o a pellet». Una manna piovuta dal cielo, pardon dal camino, per i professionisti vestiti di nero.