1 settembre 2017
APPUNTI PER GAZZETTA - CONTRO IL COLUMBUS DAYREPUBBLICA.ITWASHINGTON - Abbattere volti di marmo, far cadere uomini da secoli ormai statue
APPUNTI PER GAZZETTA - CONTRO IL COLUMBUS DAY
REPUBBLICA.IT
WASHINGTON - Abbattere volti di marmo, far cadere uomini da secoli ormai statue. L’inutile ultima guerra degli Stati Uniti contro i simboli che non possono neanche cambiare espressione, alzare un sopracciglio, difendere la storia. Gli americani hanno deciso di prendersela contro monumenti di generali confederati, del Sud, schiavisti, della Guerra di Secessione.
Lottano contro fantasmi di pietra e dopo gli scontri di Charlottesville in cui hanno perso la vita tre persone, il movimento contro il suprematismo bianco, improvvisamente si è esteso, non solo confederati, adesso mira ai "simboli d’odio e di divisione razziale" e vuole staccare teste. È toccato a Italo Balbo a Chicago, ora è il turno di Colombo che l’America l’ha scoperta nel 1492.
Dall’altro lato della luna è visto come un colonizzatore imperialista, sterminatore di popoli pacifici dei Caraibi e delle Americhe. A Houston (Texas) la sua statua è stata imbrattata di rosso sangue. Così come a Detroit (Michigan) dove, oltre al colore, gli è stata incollata in testa un’ascia. Proteste contro l’esploratore genovese sono scoppiate in vari Stati. A Baltimora (Maryland), Lancaster (Pennsylvania), a Columbus (Ohio) e a San Jose (California).
A New York il sindaco Bill De Blasio ha inserito il monumento a Colombo, uno dei simboli della città in Columbus Circle nell’elenco dei monumenti da abbattere: è discriminatorio, dice. Ha nominato una commissione, e le ha dato 90 giorni di tempo per esaminare monumenti in città che potrebbero istigare all’odio, alla divisione o al razzismo e all’antisemitismo.
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La statua si trova davanti all’ingresso principale di Central Park sulla 59esima strada. Fu eretta nel 1892 su un piedistallo di circa 21 metri in occasione del 400esimo anniversario della scoperta dell’America. Columbus circle è il punto esatto dal quale vengono misurate tutte le distanze ufficiali dalla città di New York.
Nel frattempo un busto in gesso che vegliava sul Columbus Memorial Park è stato decapitato in un parco a Yonkers, comune di New York sulla riva orientale del fiume Hudson, al confine con il Bronx, a soli tre chilometri a nord di Manhattan. Il busto è stato staccato nella città dove è ambientata la serie Show Me a Hero. Una testa rotolata sull’erba a occhi aperti, la polizia l’ha ritrovata vicino al piedistallo.
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E ieri a essere giustiziata è stata la festa nazionale del Columbus Day che, dal 1937, cade ogni secondo lunedì di ottobre, e quest’anno il 9. A Oberlin, in Ohio, il consiglio comunale ha approvato una risoluzione che lo abolisce. A Los Angeles è stata cancellata. La sostituirà la "Indigenous and Native People Day’. La festa delle popolazioni indigene, aborigene e native, "vittime del genocidio". Per la vice presidente della commissione dei nativi americani di Los Angeles, Chrissie Castro: "Occorre smantellare le celebrazione di un genocidio sponsorizzate dallo Stato. Celebrare oggi o un altro giorno sarebbe un’ingiustizia".
La parata annuale per la il Columbus Day a New York, (10 ottobre 2016)
CondividiLa festa degli indiani. Di chi era già lì quando Colombo buttò l’ancora, e che non vide mai perché arrivò a San Salvador, tra le palme di quelle che oggi chiamiamo Bahamas. Marinaio da quando aveva 14 anni, puntava alle Indie ma aveva chiara l’idea che esistesse una terra oltreoceano. Aveva ascoltato storie, guardato mappe, interpretato gli scarabocchi di un naufrago sul punto di morte.
Poi Colombo toccò Cuba, dopo Haiti. Ma nel suo primo sbarco sulla terra che aveva sognato, fu accolto con grande cortesia. Ne scrive nella sua prima relazione sul viaggio nel Nuovo Mondo, 14 marzo 1493: "Gli abitanti di essa (...) mancano di armi, che sono a loro quasi ignote, né a queste son adatti, non per la deformità del corpo, essendo anzi molto ben formati, ma perché timidi e paurosi (...) Del resto, quando si vedono sicuri, deposto ogni timore, sono molto semplici e di buona fede, e liberalissimi di tutto quel che posseggono: a chi ne lo richieggia nessuno nega ciò che ha, ché anzi essi stessi ci invitano a chiedere". Non sono gentili i cittadini americani di oggi a decapitare il suo busto da sognatore nei parchi.
Central Park, New York
CondividiLa Farnesina ha commentato: "Cristoforo Colombo rappresenta in tutto il mondo, non solo negli Stati Uniti, un simbolo fondamentale della storia e dei successi italiani. La scoperta dell’America resta in ogni caso patrimonio dell’umanità nonostante ogni dibattito volto a voler rileggere oggi eventi di tale grandezza". Attraverso la sua rete consolare negli Stati Uniti, il ministero degli Esteri segue da tempo il "delicato dibattito sul Columbus Day. Sappiamo infatti quanto la celebrazione della ricorrenza stia a cuore alle nostre collettività residenti in quel Paese. Solo alcune municipalità - come Los Angeles, Seattle, Denver e Albuquerque - si sono per ora espresse per la sostituzione della giornata".
Gli italiani ci tengono, e sono i connazionali negli Stati Uniti a mobilitarsi per mantenere la festa del sognatore. Le associazioni italoamericane hanno già manifestato a Central Park, e tutti si sono detti pronti a combattere per evitare la rimozione del monumento decisa dal sindaco di New York che, nato Warren Wilhelm Jr, ha scelto il cognome del nonno, Giovanni De Blasio, italiano di Sant’Agata de’ Goti, Benevento.
REPUBBLICA.IT DEL 16 AGOSTO
Che fare con le statue degli Stati Confederati dell’America e del Sud razzista del XIX secolo? E’ il dibattito, e il dilemma, che tormenta in questo momento gli Stati Uniti, dopo i tragici fatti di Charlottesville sabato scorso scatenati dalla rimozione della statua del comandante sudista Robert E. Lee e l’uccisione di una ragazza da parte di un neonazista. In America si moltiplicano le voci di coloro, soprattutto politici, che vogliono rimuovere "i simboli del passato razzista del Paese", e cioè le statue e le targhe dedicate a generali e comandanti militari degli "undici Stati confederati" che annunciarono la secessione dagli Stati Uniti (poi culminata nella Guerra Civile), visto che i repubblicani di Lincoln volevano abolire la schiavitù.
Dall’altra parte, ci sono quelli che invece lottano per non toccare questi simboli perché "sono parte della storia degli Stati Uniti". Lo schieramento, almeno fino a sabato, era piuttosto eterogeneo: dagli storici più ortodossi all’estrema destra americana, che continua a predicare la "superiorità della razza bianca" e anzi denuncia la "discriminazione dei bianchi" nell’America di oggi. Ora, invece, dopo i fatti di Charlottesville e le controverse frasi di Trump che hanno equiparato i neonazisti alla sinistra radicale, sempre più politici e autorità locali stanno pensando di rimuovere questi simboli.
Ieri notte Baltimora, nel Maryland, ha rimosso quattro statue sudiste, tra cui quelle equestri raffiguranti il generale Robert Lee, il principale condottiero degli stati confederati durante la guerra civile, e Thomas "Stonewall" Jackson, altro comandante di spicco dei sudisti. E c’è chi oramai si fa giustizia da solo, come successo ieri a Durham, in North Carolina. Dove un gruppo di giovani si è accanito sulla statua di un soldato confederato, abbattendola e umiliandola con calci, sputi e gestacci. Usa, proteste contro suprematisti bianchi: abbattuta e presa a calci statua confederata in North Carolina Condividi Secondo il Southern Powerty Law Center, ci sono almeno 1503 simboli degli Stati Confederati nei luoghi pubblici degli Stati Uniti. Targhe, statue, monumenti (ce ne sono otto persino nel Congresso americano) che rischiano di scatenare ogni giorno proteste e scontri. Non a caso, molte rimozioni oramai vengono eseguite di notte. Il problema era venuto a galla nel 2015, quando il giovane estremista e nostalgico confederato Dylan Roof uccise nove afroamericani in una chiesa di Charleston. Ma allora c’era Obama alla Casa Bianca. Oggi, con Donald Trump alla presidenza che ha più volte ammiccato all’estrema destra in passato, molti leader politici locali sono inquieti e pensano che sia giunta l’ora di eliminare quella fetta razzista della storia americana.
Ieri la Florida ha deciso di abbattere una statua di "Old Joe", un soldato confederato che era nel centro della città di Gainesville da oltre cent’anni. Jim Gray, sindaco di Lexington, nel Kentucky, ha annunciato su Twitter che farà di tutto per rimuovere due statue di soldati confederati (una è sempre di Lee). Il sindaco di Dallas (Texas) Mike Rawlings affiderà il problema a una task force che entro 90 giorni deciderà il destino di due statue nel centro città, e più o meno lo stesso hanno fatto il primo cittadino di Houston, Sylvester Turner, e le autorità locali di Richmond in Virginia. William Bell, invece, sindaco di Birmingham (Alabama), visto che le leggi locali gli impediscono di buttare giù statue storiche, ha deciso di avvolgere nella plastica un monumento confederato.
Insomma, l’infinito dibattito sulla memoria di un Paese, soprattutto quella scomoda, è arrivato anche in America e durerà a lungo. Il problema è che ora c’è Donald Trump alla Casa Bianca. Il presidente, oltre a lisciare il pelo a molti gruppi suprematisti di estrema destra che costituiscono buona parte della sua base elettorale, ieri ha provocato tutti dicendo: "Se abbattiamo le statue del generale Lee, allora dobbiamo chiederci cosa fare di quelle di George Washington e Thomas Jefferson, schiavisti anche loro". La potentissima narrativa "relativista" di Trump, insomma, potrebbe aprire a una sorta di revisionismo e, magari, riscrivere la Storia degli Stati Uniti, mettendo a rischio le sue fondamenta e i simboli dell’identità nazionale e culturale. Le statue dei confederati sono solo l’inizio di una battaglia che continuerà a spaccare l’America, chissà fino a quando e con quali conseguenze.
PEZZO DEL 12 AGOSTO
Una manifestante morta e 30 sono rimasti feriti a Charlottesville, nello stato della Viriginia, dopo che un’auto si è lanciata contro un corteo antirazzista formatosi per contrastare una protesta dei suprematisti bianchi. La tragedia è arrivata dopo una notte di scontri e cariche della polizia, rese necessarie dal fronteggiarsi dei due gruppi di manifestanti. Il governatore, Terry McAuliffe, ha proclamato lo stato d’emergenza nella città e messo in preallarme la guardia nazionale. "Andatevene: nazisti e suprematisti bianchi non sono i benvenuti in Virginia. Non c’è posto per voi qui". ha poi affermato il governatore. "Vergognatevi, non siete dei patrioti", aggiunge, riferendosi agli scontri durante la manifestazione di suprematisti bianchi.
"Sono andate perse delle vite. Chiedo a tutti di andare a casa", ha detto Michael Signer, sindaco di Charlottesville. Il consiglio comunale ha deciso di proclamare il coprifuoco in tutta la città a partire da oggi. Il conducente dell’auto, che dopo l’investimento era fuggito in retromarcia, è stato fermato poco più tardi dalla polizia. Si tratta di un ventenne, James Alex Fields Jr, ed è di Maumee, in Ohio. E’ stato poi dichiarato in arresto con l’accusa di omicidio volontario. L’Fbi, dal canto suo, ha aperto un’inchiesta federale per "violazione dei diritti civili" in seguito agli incidenti avvenuti a Charlottesville. Altre tre persone sono state arrestate in relazione agli scontri. La polizia dello stato ha annunciato di aver fermato Troy Dunigan, 21enne di Chattanooga (Tennessee) con l’accusa di turbativa della quiete pubblica, Jacob L. Smith, 21enne di Louisa (Virginia) per violenza e percosse e James M. O’Brien, 44enne di Gainesville (Florida) per avere con sé una pistola.
James Alex Fields Jr., il ventenne arrestato per l’attacco al corteo antirazzista a Charlottesville
Condividi Secondo le ricostruzioni preliminari, le testimonianze e le immagini filmate da molti dei presenti, il gesto del conducente dell’auto sarebbe stato intenzionale. La vittima dell’auto finita contro la folla durante la manifestazione dei suprematisti bianchi è una donna di 32 anni che attraversava la strada. Il bilancio della giornata si è andato poi aggravando quando un elicottero della polizia impegnato nel pattugliamento dell’area della manifestazione è precipitato: i due agenti a bordo sono morti sul colpo. Virginia, auto si lancia sulla folla: il momento dello schianto Condividi L’episodio dell’auto contro i manifestanti è avvenuto dopo che la polizia aveva disperso la temuta manifestazione dell’estrema destra contro la rimozione della statua del generale confederato Robert Lee, uno dei protagonisti della Guerra di Secessione americana. Virginia, auto sulla folla dei manifestanti anti suprematisti Condividi Durante il corteo, i manifestanti sono entrati in contatto con gli antirazzisti, dando vita a scontri. Il peggio sembrava ormai passato con l’intervento della polizia quando, all’improvviso, un’auto grigia ha imboccato la strada dove erano raccolti gli antirazzisti ed è piombata sulla folla, fendendola fino a quando non ha tamponato un’altra auto; a quel punto il conducente ha innestato la retromarcia ed è fuggito a velocità sostenuta. Su Twitter, pochi minuti dopo, immagini diffuse da testimoni mostravano i corpi di alcune persone che volavano sul tettuccio di auto incolonnate. Molti video diffusi sui social network dai presenti, inoltre, hanno mostrato la manovra di fuga dell’investitore. Charlottesville, 300 chilometri a sud ovest di Washington, conta 46mila abitanti ed è la sede della università della Virginia; per questo sul fronte antirazzista erano molti gli studenti. Usa, scontri tra suprematisti bianchi e antirazzisti: un’auto si lancia sulla folla Navigazione per la galleria fotografica 1 di 52 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow • STATO D’EMERGENZAIl governatore aveva già proclamato lo stato di emergenza per poter mobilitare la guardia nazionale. La polizia in giornata aveva proclamato l’allerta per assembramento illegale e sgomberato l’Emancipation park dove sono avvenuti gli scontri. Anche il presidente Donald Trump, dopo che lo aveva già fatto la moglie Melania, è intervenuto per condannare i disordini. "Non c’è posto per questo tipo di violenza in America", ha twittato il capo della Casa Bianca, chiedendo a tutti di "unirsi e condannare l’odio e la violenza" di qualsiasi parte essi siano. In serata, poi, durante una cerimonia pubblica, Trump ha aggiunto che è ’triste che accadano fatti come quelli di Charlottesville. Come cittadini, ha affermato "dobbiamo restaurare fra noi i legami di fiducia e lealtà, rispettarci e amarci".
· TRUMP NON CITA MAI I SUPREMATISTI BIANCHI
La presa di posizione del presidente è stata criticata da diversi esponenti democratici e repubblicani, che ritengono troppo tiepide le parole del capo della Casa Bianca, ma anche dall’ex leader del Ku Klux Klan, David Duke, che rinfaccia al tycoon il sostegno ottenuto durante la campagna elettorale: "Guardati allo specchio e ricordati che sono stati i bianchi americani a regalarti la presidenza", afferma riferendosi all’invito del presidente a unirsi e opporsi all’odio.
We ALL must be united & condemn all that hate stands for. There is no place for this kind of violence in America. Lets come together as one!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 12, 2017Già nella notte gli scambi di slogan tra suprematisti, che indossavano bandiere confederate e scudi, e antirazzisti erano sfociati rapidamente in scontro fisico. Jason Kessler, organizzatore della marcia, in un comunicato aveva detto che l’iniziativa era organizzata per difendere il primo emendamento della Costituzione, che tutela la libertà di espressione, e per sostenere "i grandi uomini bianchi che vengono diffamati, calunniati e demoliti negli Stati Uniti". Con queste parole d’ordine migliaia di suprematisti bianchi, esponenti della alt right, l’estrema destra, erano scesi in piazza per la nuova protesta, dopo quella di inizio mese, contro la rimozione della statua del generale confederato Robert Lee, uno degli eroi dell’America sudista e schiavista. A sostegno della destra radicale e identitaria americana si sono schierati il Ku Klux Klan e i neonazisti. Il sindaco della città ha definito la protesta una "vigliacca sfilata dell’intolleranza, dell’odio e del razzismo".
La situazione resta molto tesa a Charlotteville. Come è successo la notte scorsa anche oggi la polizia, in assetto anti-sommossa, è intervenuta anche con il lancio di lacrimogeni. Sono circa mille gli agenti dispiegati e il network televisivo Cnn ha parlato di diversi feriti negli scontri. Usa, rimozione statua generale Lee: scontri alla marcia dei suprematisti bianchi Condividi • L’INIZIO DELLE PROTESTE
Già all’inizio di luglio una cinquantina di membri del Ku Klux Klan avevano protestato per la rimozione della statua equestre del generale Lee che nella guerra civile Usa del 1861-1865 guidò le forze confederate. A decidere per la rimozione è stato il Consiglio comunale.I membri del Ku Klux Klan, provenienti dalla Carolina del nord, erano armati, indossavano gli abiti tradizionali con un un cappello puntuto e portavano bandiere confederali, esibendo anche slogan antisemiti e gridando ’potere bianco’’. L’episodio si era concluso con 23 arresti.
CADE ELICOTTERO DELLA POLIZIA: DUE AGENTI MORTI
Un elicottero della polizia si è schiantato a terra, in serata, vicino Charlottesville. A bordo c’erano due agenti che hanno perso la vita. L’elicottero era impegnato nelle operazioni in corso nella cittadina della Virginia per i gravi incidenti avvenuti in seguito alla manifestazione dei suprematisti bianchi.