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 2017  settembre 01 Venerdì calendario

Asor Rosa: Ma vi assicuro che scriverli é un lavoro da equilibristi

Un libro di testo per le scuole dovrebbe rappresentare il punto di equilibrio fra l’alta competenza scientifica dell’autore e le esigenze d’informazione e formazione della massa studentesca cui è rivolto: mediatori imprescindibili i professori dei diversi ordini scolastici, ai quali sono affidate l’interpretazione e la trasmissione del testo.Se qualcosa non funziona in questo equilibrio, le cose vanno male. Se il livello scientifico della proposta è troppo alto o troppo basso... se i professori gradiscono o non gradiscono oppure pensano ad altro... se le capacità di ricezione degli studenti sono troppo lontane dalla proposta formulata...
Poi ci sono gli apparati editoriali, le redazioni, le reti commerciali: molto dipende da loro, ossia, ad esempio dal feeling fra le loro attese e, anche, richieste e il testo che alla fine, dopo tanto lavorare, viene loro proposto. Insomma, è molto difficile scrivere un libro di testo che un libro qualsiasi (chiamiamolo così).
A me è accaduto due volte (con prosecuzioni, rimpasti ecc. ecc., ma in sostanza sono le due prime edizioni che contano per questo discorso). Nel corso degli anni 70, quando confezionai per La Nuova Italia di Firenze (una casa editrice gloriosissima, fondata e diretta da un’intera famiglia d’intellettuali di primo piano, i Codignola) un Sommario di storia della letteratura italiana. Impostazione: storicistico-gramsciana ma molto attenta allo stile e all’individualità dei nostri grandi scrittori. L’intento: fornire ai professori e agli studenti un quadro d’insieme dotato d’innumerevoli agganci (reciproci, mi verrebbe voglia di dire) con il passato e il presente della “Nazione“(di cui allora molto si discuteva, oggi, assai paradossalmente, un po’ meno). Molto fortunata.
E nel corso degli anni 90, quando ho scritto per l’editore Le Monnier (altro glorioso editore fiorentino, fagocitato come La Nuova Italia dall’onnivora industria culturale milanese), un’imponente Storia della letteratura italiana, corredata in questo caso da un’altrettanto imponente scelta antologica, curata da tre mie bravissime allieve, Monica Storini, Lucinda Spera e Giulia Ponsiglione. La domanda che io mi sono posto in questo caso era: la richiesta d’informazione e formazione al livello scolastico italiano è cresciuta o diminuita nel corso degli ultimi decenni? (è la prima domanda, del resto, da cui partiva all’inizio il mio discorso). La mia risposta è stata: è cresciuta. Non so se da questo è dipeso oppur no l’esito della proposta. Fatto sta che la ricezione dell’opera è stata difficile e frammentata: qui molto bene, là molto male. La scuola italiana è forse fatta a macchie di leopardo (ammesso che la maggiore o minore adozione del mio testo rappresenti un segnale significativo in questo senso)? Meno fortunata.
E oggi come vanno le cose? La situazione è difforme, è difficile dare una risposta unica. Io, ad esempio, per la compiacente indulgenza di taluni insegnanti, giro spesso a fare nelle scuole incontri e dibattiti, riportandone talvolta sensazioni molto positive. Al tempo stesso: forse bisognerebbe prestare più attenzione a qualche pesante scivolamento nel banale e nello scontato, talvolta nel decisamente mediocre. Ci sono innumerevoli modi di pensare un libro di testo, non v’è dubbio. Tuttavia, se la risposta alla richiesta comporta un sempre più generalizzato abbassamento della proposta, vuol dire, appunto, che andiamo male, molto male. Su questo, come si diceva una volta (ahimè, una lontana volta), sarebbe opportuno combattere una battaglia.