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 2017  agosto 25 Venerdì calendario

Al denaro digitale non servono i Draghi

Diceva Bertrand Russell: «È salutare, di tanto in tanto, mettere un punto interrogativo a ciò che si dà per scontato». La possibilità di prelevare del contante a qualunque ora di qualunque giorno, e da qualunque banca, ci sembra oggi una cosa banale, un mondo senza bancomat appartiene a un’altra era, un’era in cui la lobotomia era una pratica medica comunemente accettata, o in cui le hostess erano invitate a ritirarsi qualora si sposassero o comunque al loro 32esimo compleanno. È esattamente così, ma a dispetto di quanto diremmo, si tratta di soli 50 anni fa. Tondi tondi.
Secondo il celebre ex-banchiere centrale americano Paul Volcker, il bancomat è l’unica innovazione che le banche abbiano davvero portato ai loro clienti.
Un primo tentativo per un Atm (Automatic Teller Machine, ovvero cassiere automatico) fu fatto nel 1939, ma l’innovativo prototipo ottenne uno scarso successo: veniva utilizzato solo da scommettitori e prostitute, ovvero dai soggetti che preferivano non dover interagire con un cassiere. Ma nel 1967 vennero installati i primi tre Atm, due in Inghilterra e uno in Svezia. Funzionavano con degli speciali gettoni, distribuiti dalla banca, che facevano erogare alla macchina un predeterminato quantitativo di contanti.
Nell’arco di un decennio queste macchine anticiparono l’avvento di Internet, formando una delle prime “Reti”, mentre ai clienti venivano distribuite carte magnetiche che, con un apposito Pin (Personal Identification Number) permettevano di fare operazioni.
La possibilità di poter pre levare del contante nel weekend, senza doversi premunire o avere programmi definiti fin dal venerdì, ha permesso ai consumi voluttuari uno slancio di crescita completamente nuovo, contribuendo a disegnare lo scenario economico-sociale in cui viviamo.
Ancora oggi l’85% delle transazioni retail nel mondo viene perfezionata con un passaggio di contanti (dati MasterCard): sebbene i pagamenti elettronici siano più pratici ed economici, certe abitudini necessitano diverse generazioni per mutare. Ecco perché i nuovi innovatori, stando alla logica di Paul Volcker, che stanno introducendo criptomonete e sistemi di pagamento non bancari in formato digitale, vinceranno la loro battaglia, ma dovranno avere pazienza.
Il significato politico di una moneta è ancora elevato, perché è molto alto il potere di erogarla, regolarla o stabilirne i tassi di interesse, ne abbiamo un esempio lampante con l’euro, capace di riportare di moda la parola “sovranità”.
La spinta che giunge, e giungerà, da parte di chi usa la moneta, però, andrà inesorabilmente verso lo strumento più economico e facile da utilizzare nel maggior numero possibile di contesti: ogni valuta ha banconote di dimensioni, valori e materiali diversi, la loro accettazione presuppone il loro riconoscimento, questo ne rende più costoso l’utilizzo, pertanto la digitalizzazione della moneta sembra un processo inevitabile.
La sola incognita è se questa trasformazione sarà gestita e curata dalle istituzioni che al momento erogano e regolano la moneta “cartacea”, in un progressivo accentra mento verso una “moneta unica” o quantomeno un sistema unico che disciplini le transazioni o se il processo verrà guidato da una incontenuta e incontenibile domanda verso uno standard digitale condiviso, che contiene al suo interno le “vecchie” monete cui resteranno annessi ruoli politici e la conseguente quota di potere, facendo così da humus per la nascita di nuovi soggetti dominanti nel settore finanziario.
Di certo la digitalizzazione integrale delle transazioni economiche renderebbe molto più complicata la vita dei criminali, perché ogni movimento di denaro diventerebbe tracciabile. Tuttavia sperare che la criminalità sparisca soltanto perché diventa più complesso regolare i pagamenti lontano dagli occhi della Legge è un’illusione; anche se – senza dubbio – rendere la vita più difficile ai malintenzionati può aiutare ad avere un mondo più giusto.
Fra cinquantanni le macchine che distribuiscono banconote saranno probabilmente archeologia.