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 2017  agosto 25 Venerdì calendario

Nel mondo gira meno capitale

La crisi del 2008 ha cambiato la fisionomia della finanza globale: i flussi di capitale transnazionali sono crollati di circa due terzi dal 2007 al 2016.
Nell’anno che ha preceduto il grande crollo di Wall Street, infatti, si erano spostati nel mondo circa 12.400 miliardi di dollari, cifra che nel 2016 si è attestata a 4.300 miliardi e che gli analisti sono convinti difficilmente tornerà ai livelli pre-crisi. Il fattore principale che ha causato questo ridimensionamento è il cambio di atteggiamento delle banche europee, che hanno ridotto di molto i prestiti transnazionali. Ciò vuol dire che la globalizzazione è in ritirata e il sistema finanziario in affanno? Non esattamente.
«Gli eccessi nei flussi di capitale transnazionali sono stati una delle principali cause della crisi – ed è dove potrebbe annidarsi la prossima», scrive Shawn Donnan in un’analisi per il Financial Times.
Nel 2007, l’eccesso di liquidità nel mondo causato dalla deregolamentazione finanziaria, dalla crescita rapida del risparmio in Cina e in altre economie emergenti e dalle ricchezze accumulate dai petro-Stati, spinse grandi quantità di capitale a concentrarsi sulle proprietà immobiliari americane, un movimento che andò a gonfiare la bolla poi esplosa con la crisi dei mutui subprime.
Per il McKinsey Global Institute, il crollo dei cross-border capitai Jlows ha reso il sistema finanziario globale più stabile e resiliente. «Si sono volatilizzati molti prestiti transnazionali... e noi sappiamo da 20-30 anni di crisi finanziarie in giro per il mondo che i prestiti transnazionali sono spesso la prima forma di capitale a fuggire da un Paese in crisi».
Oggi il denaro continua a spostarsi, ma soprattutto nella forma di investimenti diretti a lungo termine, di solito destinati alla costruzione di infrastrutture o alle aziende, e considerati più produttivi. Alcuni analisti però mettono in guardia da’ questa nuova tendenza: molti di questi spostamenti di danaro sono motivati infatti dalla ricerca di sistemi fiscali più vantaggiosi.
Le banche dunque prestano di meno, le multinazionali invece investono di più ma non sempre si tratta di investimenti virtuosi. Non solo. I protagonisti dei grandi flussi di capitale a livello globale non sono più le economie avanzate ma quelle emergenti.
«Le economie sviluppate oggi mandano molto meno denaro all’estero nella forma di investimenti diretti di quanto facessero prima della crisi», spiega il Financial Times. «La percentuale a loro ascrivibile di investimenti diretti esteri nel mondo è crollata, mentre è cresciuto il ruolo della Cina».
A questo si aggiunge un’altra tendenza: secondo un recente studio dell’Ocse, dopo un lungo periodo di liberalizzazione, dal 2000 in poi i Paesi avanzati e in misura minore quelli emergenti hanno cominciato a sottoporre a screening più severi gli investimenti esteri diretti nei loro Paesi soprattutto quando a farli sono compagnie statali o fond sovrani, per ridurre i rischi legati alla sicurezza nazionale Sempre più governi stanno in troducendo regole più sever per individuare potenziali ri schi legati agli investiment esteri, dice l’Ocse.