Pagina99, 4 agosto 2017
Ora il computer riconosce la psicosi
Cosa succede nel cervello degli schizofrenici? Nessuno lo sa con precisione ma un grande aiuto può arrivare alla ricerca dalle reti neurali e dall’intelligenza artificiale. Un team di studiosi dell’Università dell’Alberta, in Canada, capeggiato dal professore di Psichiatria e neuroscienze Serdar Dursun, ha pubblicato i risultati di un’indagine condotta avvalendosi delle ultime soluzioni in materia di AI messe a disposizione da Ibm.Nel computer sono state immesse le risonanze magnetiche dell’attività cerebrale di 95 soggetti, schizofrenici e non (per il gruppo di controllo), e all’intelligenza artificiale è stato assegnato il compito di cercare una correlazione tra il flusso sanguigno e la malattia. Il risultato è stato positivo e nel 74 per cento dei casi la diagnosi di schizofrenia basata solo sul flusso sanguigno aumentato nel cervello si è rivelata corretta. Ancor più incoraggiante la capacità dimostrata dal sistema di di intelligenza artificiale nel riuscire a distinguere tra i vari stadi di gravità della psicosi.
Più che per la precisione dia gnostica, la ricerca è importante però perché fornisce un dato fisiologico allo studio sulle cause e sui meccanismi della schizofrenia. L’esperimento guidato da Dursun voleva verificare la prima teoria sulla schizofrenia, elaborata dallo scopritore della psicosi, lo psichiatra svizzero Eugen Bleuler, secondo cui il cervello dello schizofrenico è caratterizzato da una «abnorme connettività cerebrale». Abnorme rispetto a un soggetto non schizofrenico, mostraoralostudiodi Darsun, è il flusso di sangue tra le regioni del cervello, o almeno questa è una strada promettente per proseguire la ricerca.
Sull’applicazione dell’intelligenza artificiale alla medicina – con particolare riguardo alla diagnostica-si stanno anche esercitando alcuni dei pezzi grossi delllii-tech. Oltre a Ibm, che con il suo programma Watson Health ha già dimostrato che l’AI è in grado di individuare una rara forma di leucemia e di suggerire migliori terapie agli oncologi, ci sono anche Google e Alibaba.
A Mountain View da qualche mese hanno deciso di applicare i loro potenti mezzi di machine learning per imparare a diagnosticare il cancro alla mammella.
Siamo ancora a uno sviluppo embrionale della tecnologia ma le cose procedono molto in fretta quando si tratta di capacità di calcolo. L’importante è avere tanti e buoni dati a disposizione. Quelli che non dovrebbero mancare ad Alibaba, che in primavera ha inaugurato un nuovo portale sulla propria cloud; si chiama ET Medicai Brain e offre ai medici una vasta gamma di strumenti, inclusi suggerimenti su come ottimizzare la terapia e gestire le strutture sanitarie a disposizione.
Il colosso fondato da Jack Ma ha anche attivato un servizio destinato ai pazienti, You Doctor, in grado di aiutare a riconoscere alcuni tipi di carcinoma. E, insieme alla Wuhan Landing Medicai HiTech, sta mettendo a punto un metodo di indagine tramite analisi citologica per diagnosticare le neoplasie alla cervice uterina. Questione di tempo, e di dati.