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 2017  settembre 01 Venerdì calendario

Il diario da Venezia di Alessandro Borghi, madrino de Festival: «Che emozione la prima serata. E alla fine che sospiro di sollievo»

Come è andata? A me sembra benissimo. Dopo la cerimonia d’apertura dell’altra sera ho ricevuto tanti complimenti da persone che – credetemi – stimo davvero. Se dovessi dire un nome, direi Alberto Barbera: l’entusiasmo che ha avuto, quello che mi ha detto, la sua gioia sono stati per me un grandissimo premio. Quando ti viene data una possibilità come questa, non vuoi deludere nessuno. E diciamoci la verità: sarebbe potuta andare anche molto male. Il sospiro di sollievo che ho preso io, sono convinto che l’abbiano preso anche tutti gli altri.
Durante le prove mi sentivo tranquillo. Quando però sono arrivato dietro le quinte, l’emozione mi ha travolto. Ho cercato di mascherarlo in tutti i modi, e credo anche di esserci riuscito. E alla fine tutto è andato bene. Mi è bastato vedere il pubblico per sentirmi libero. Mi rendevo conto che stavo facendo una cosa importante per me, per i miei genitori che erano in sala a guardarmi, per Roberta, la mia fidanzata, e per tutte le persone che mi hanno seguito in questi anni.
Un momento molto bello è stato il discorso di Annette Bening. L’ho ascoltato con attenzione. Alcuni dei film che ho visto nella mia vita e che mi sono rimasti nel cuore sono film girati da registe. Non che in questo caso abbia molto senso la distinzione tra uomo e una donna. Sono sicuro che entrambi possano raccontare aspetti diversi, ugualmente importanti, di una storia. Il discorso della Bening era sincero, e non posso che essere d’accordo.
In questo momento è importante cercare di godersi chi c’è alla Mostra e i molti bei film che sono stati selezionati. Quello che conta, o che dovrebbe contare, è la qualità dei film. Solo quella. A prescindere dal sesso, dalla religione o dal colore di chi li gira e li interpreta. La bellezza non fa distinzioni. E questa è anche una prerogativa della Mostra.