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 2017  agosto 31 Giovedì calendario

Statali malati il doppio dei privati

Nel Paese che cambia e si trasforma, anche a caro prezzo visto il livello delle tasse, certi privilegi appaiono quanto mai fastidiosi. Scoprire che il caro vecchio dipendente statale continua a perseverare nel vizio della furbizia, a colpi di certificati medici il week end non è uguale a quello dei comuni mortali, fa venir voglia (...) di metter mano alla fondina. Vuota, sia chiaro, ma vuoi mettere l’effetto che fa. In fondo la troppa assuefazione alla furbizia come regola, produce il sonno della percezione. E il caro dipendente statale sogna indisturbato, grazie a medici compiacenti e controlli inesistenti. 
A risvegliarci tutti dal letargo, come se il film di Checco Zalone fosse roba del secolo scorso e non di pochi mesi fa, sono arrivati i dati dell’Inps relativi al 2015. Nella Pubblica amministrazione i giorni di malattia di cui hanno usufruito i dipendenti dello Stato sono più del doppio rispetto a quelli accertati nel mondo delle aziende private. Il dossier dell’istituto guidato da Tito Boeri riporta i giorni di malattia «pro capite» di cui hanno usufruito in media i lavoratori: 5 giorni nel privato e 10,96 nell’amministrazione pubblica. Un primato tutt’altro che rassicurante. L’analisi dell’Inps ha evidenziato come vi siano differenze significative tra Nord Est (9,8 la media dei giorni di malattia) e Isole (13 giorni). Al centro i certificati sono stati 1.426.419 pari a 10,76 giorni procapite. Al Sud si sale ancora: i certificati sono stati 1.527.970 pari a 12,31 giorni procapite. Insomma, quel divario anacronistico fra Stato e Paese reale è ancora tale, nonostante i grandi proclami. Non solo. 
Modesto amarcord. Quando l’allora ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, dichiarò guerra ai fannulloni venne deriso e sbeffeggiato. A leggere le cifre dell’Inps viene voglia di chiedergli scusa, dato che l’attuale titolare del dicastero, Marianna Madia, si limita commentare la Caporetto dei certificati con un Tweet. «Anche per questo con la #RiformaPA abbiamo creato il Polo unico e previsto una stretta su assenze reiterate e di massa». Forse ci vorrebbe qualcosa di più di 140 caratteri e del solito annuncio per combattere una «malattia» tutta italiana. Certo, da settembre dovrebbe arrivare la stretta sulle malattie degli impiegati pubblici. Come annunciato dal ministro e dallo stesso Boeri, è in partenza il Polo unico per le visite mediche di controllo che pone in capo all’Inps la vigilanza completa anche sui travet. 
Finora l’Inps faceva le visite fiscali ai lavoratori privati sia d’ufficio che su richiesta del datore di lavoro e quelle su richiesta dell’amministrazione per i lavoratori pubblici. Ad agire d’ufficio sui controlli sulle malattie dei dipendenti pubblici era invece la Asl. Si dovrebbe partire con percentuali di controllo analoghe a quelle del privato (5% dei certificati) per circa 300mila visite l’anno con l’obiettivo di arrivare a regime, come auspicato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, a 500mila controlli. «Vorrei sottolineare il termine unico», spiega il capo dell’Istituto di previdenza, «questa iniziativa è molto importante, ci consente di garantire uniformità nei controlli. 
La ministra della Pubblica amministrazione, su Twitter, ha affermato che il Polo unico dell’Inps sulle visite fiscali garantirà «un migliore impiego di risorse pubbliche». È probabile che il nuovo sistema porti risparmi dato che sulle 20mila visite fiscali ai dipendenti pubblici richieste dall’amministrazione si è riscontrata l’idoneità al ritorno al lavoro nel 50% dei casi. «Le visite saranno mirate puntando a colpire le situazioni di abuso», assicura Boeri, «saranno concentrate nei giorni vicini al fine settimana (il lunedì è il giorno clou, ndr) e ai giorni festivi perché sono quelli nei quali si accumulano più certificati, ma terranno conto anche delle storie personali». Saranno aumentati i medici, è previsto un nuovo bando per gli esterni, e sarà introdotto un sistema di bonus sugli accertamenti. Per le fasce di reperibilità è atteso il decreto ma dovrebbero restare quelle esistenti: sette ore per il settore pubblico, quattro per il privato. Boeri, da parte sua, ha ribadito la richiesta di uniformare le fasce del privato con quelle del pubblico. E sarebbe pure l’ora.