Il Sole 24 Ore, 1 settembre 2017
La svolta di Tokyo: missili e budget record per la Difesa
Giappone e Corea del Sud si apprestano a rafforzare le loro capacità antimissilistiche e missilistiche, difensive e offensive, in reazione alla crescente aggressività nordcoreana: uno sviluppo praticamente obbligato dal loro punto di vista, ma destinato a provocare risentimenti in Cina e Russia, complicando gli sforzi per un coordinamento internazionale delle pressioni su una Pyongyang che troverà ulteriori ragioni per non demordere.
Le crescenti tensioni nell’area regionale generano anche vere e proprie ironie della storia: tre quarti di secolo dopo aver messo fine alla potenza navale britannica in Asia con l’affondamento della “Prince of Wales” e della “Repulse”, ieri il Giappone ha messo nero su bianco che accoglie con grande favore un maggiore impegno per la sicurezza nell’Asia-Pacifico del Regno Unito, fino al potenziale dislocamento nella regione di una portaerei con l’Union Jack. Soldati britannici metteranno piede nel Sol Levante per esercitazioni congiunte, nel quadro del rafforzamento della cooperazione bilaterale nella sicurezza concordato ieri a Tokyo dalla premier Theresa May.
Tokyo e Londra sono d’accordo anche nell’accelerare il ritmo di attuazione pratica delle sanzioni anti-Pyongyang e nel premere insieme per «l’adozione di una nuova ed efficace risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu», ossia per sanzioni ancora più forti. La May ha anche visitato a Yokosuka la più grande nave da guerra giapponese (la portaelicotteri Izumo) e ha persino partecipato alla riunione del Consiglio per la Sicurezza nazionale giapponese
Il Ministero della Difesa di Tokyo ha inoltrato la richiesta di un budget di previsione record da 5.236 miliardi di yen (48 miliardi di dollari) per l’anno fiscale 2018, in aumento del 2,5 per cento. Sarà il sesto incremento consecutivo delle spese per la Difesa, con grandi novità nella loro composizione. Si richiedono fondi per l’upgrading dei due sistemi antimissilistici già operativi (con l’acquisto di missili intercettori SM-3 Block 2A e PAC-3 MSE) e dei sistemi di controllo. Sarà finanziato l’avvio di un più avanzato sistema radar (”Mimo”) e poste le premesse per la futura introduzione dei sistemi antimissilistici Aegis Ashore (basati a terra, mentre ora il Paese può contare solo su 4 navi Aegis). Potenzialmente controverso dal punto di vista costituzionale è che – oltre a 760 milioni di dollari per sei cacciabombardieri invisibili F-35- il ministero intenda puntare su nuove armi offensive, sviluppando missili a più ampia gittata di quelli attualmente nei suoi arsenali (che possono colpire al massimo a una distanza di circa 300 km).
Seul si sta muovendo in direzioni analoghe: questa settimana sono stati mostrati nuovi missili capaci di volare per circa 800 km e già da qualche tempo sono in corso trattative con gli Usa per rivedere gli accordi che limitano le capacità missilistiche autonome della Corea del Sud.
Altre trattative a due riguardano il potenziale dislocamento di “asset strategici” americani nella penisola, mentre il presidente Moon Jae in dà segnali di poter accettare un completo dispiegamento del sistema antimissilistico THAAD, già parzialmente attuato ma da lui congelato con il pretesto di valutazioni di impatto ambientale (ma in realtà come un segnale di disponibilità verso la Cina, che si era infuriata considerando il THAAD una minaccia alla sua sicurezza). Ieri sono terminate le grandi manovre annuali congiunte tra forze armate sudcoreane ed americane, mentre nella zona del Kyushu si sono svolte imponenti esercitazioni aeree a tre, con il coinvolgimento degli F-15 giapponesi. E oggi entra in vigore il divieto per ogni cittadino statunitense a recarsi in Corea del Nord.