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 2017  settembre 01 Venerdì calendario

Il giudice e la bambina

Siccome l’aveva scritto il prestigioso «Times», ce la siamo bevuta tutti: una bimba londinese di cinque anni, cristiana, amante del calcio, è stata affidata a una famiglia di integralisti islamici che non conosce l’inglese, che l’ha spogliata della catenina col crocefisso, le dice che il Natale è una festa di corruzione e, soprattutto, le impedisce di mangiare la carbonara poiché contiene maiale. Finché un giudice l’ha restituita alla nonna. La notizia era leggermente esagerata. Ricominciamo da capo. La famiglia affidataria è mista, parla inglese, i membri musulmani non sono praticanti e la sistemazione era temporanea. Anche la mamma della piccola è musulmana non praticante, come la nonna. Di vero rimangono la restituzione e il giudice che l’ha decisa. Si chiama Khatun Sapnara, musulmana, lei praticante. È Khatun il personaggio più interessante di questa storia, sia nella prima versione, così aderente ai nostri incubi di sottomissione, sia nella seconda, già più aderente alla realtà. È nata in Bangladesh nel ’68, è arrivata bambina a Londra, ha studiato, non ha abbandonato la religione e ha deciso laicamente di amministrare la giustizia secondo le leggi degli uomini, anziché quella di Dio. Succede a Londra, detta Londonistan perché vi si conta un centinaio di tribunali della sharia, dove la legge è quella di Allah. Succede a Londra, dove è musulmano il sindaco Sadiq Kahn. Londra, dove una minoranza di migliaia di islamici ha scelto democrazia e stato di diritto. Per chi non lo sa, la notizia è che esistono.